FISH&CHIPS - Sesso e disabilità
Siamo sensibili? Siamo sensibilizzati? Siamo sensibilizzatori?
Nel mare magnum in cui i fautori dei diritti umani e della lotta alle discriminazioni si rimpallano l'impegno a "sensibilizzare" la società, c'è chi va oltre i concetti, le riflessioni e agisce. Rivendicando questa scelta d'azione.
Si chiama
Maximiliano Ulivieri - web designer e social media manager - e, dopo essersi impegnato nel 2009 in una campagna per il turismo accessibile ai disabili (
www.diversamenteagibile.it), nel gennaio 2013 contribuisce a costituire il Comitato per la promozione dell'assistenza sessuale (
www.assistenzasessuale.it): siamo "sensibili" all'argomento?
Ci troviamo al
Fish & Chips - International erotic film festival di Torino, sala Tre del cinema Massimo, e prima dell'incontro con Ulivieri viene proiettato un documentario bello, significativo, empatico e sorprendente, "
Yes, We Fuck", dove si parla di diritto alla sessualità per le persone con disabilità. Il pubblico, evidentemente già "sensibile", dopo aver aver avuto il privilegio di osservare senza filtri l'intimità - emotiva e fisica - di uomini e donne disabili, i loro sentimenti, le loro pulsioni, i loro corpi e le loro esigenze, accoglie il dibattito con estremo interesse.
Si parla principalmente della figura dell'
assistente sessuale - che nell'aprile 2014 è diventata anche oggetto di un disegno di legge presentato al Senato - e della sua funzione. Il punto nodale per riuscire a istituzionalizzarla, sottolinea Ulivieri, è evidenziarne la differenza dalla prostituzione, e in questo senso gli argomenti sono tre: l'obbligo di seguire un corso per poter svolgere la professione, il lavoro psicologico che si aggiunge alla pratica fisica e l'obiettivo di accompagnare il disabile lungo un percorso che tenda a renderlo indipendente su questo aspetto della vita, dopo averlo portato ad avere rispetto per il proprio corpo.
In un paese, l'Italia, dove "ogni decisione strettamente personale sembra non sia attuabile", questa campagna si inserisce in quella che dovebbe essere una generale lotta contro la discriminazione sessuale (intesa come la difficoltà d'accesso all'attività sessuale di diverse "categorie" di persone, dagli anziani ai malati terminali ai carcerati, ...), partendo dal presupposto che il diritto alla salute - questo sì riconosciuto almeno a parole - comporta anche una vita sessuale sana. Su questa linea si inserisce durante l'incontro
Alessandro La Noce - sociologo e sessuologo - che parla di "battaglia del nostro secolo" riferendosi al desiderio di porre i diritti di tutti sullo stesso piano.
Ulivieri, partendo dalla sua esperienza personale - è affetto da distrofia muscolare - esemplifica come l'intimità reale per i disabili non esista, perchè si dipende dagli altri, e come di conseguenza la sfera che più necessita di intimità, quella sessuale, sia preclusa ai più. Di qui l'idea di formare una figura professionale che riempia questo vuoto.
In Svezia, Svizzera, Olanda e Danimarca esistono corsi per assistenti sessuali, negli Stati Uniti esiste il concetto di sex surrogation, avremo in Italia prima o poi qualcuno che alla domanda "che lavoro fai?" Potrà rispondere "l'assistente sessuale"?
17/01/2016, 14:50
Sara Galignano