PMgFF15 - "The Lives of Mecca", una storia di possibilità
"È una storia sulle possibilità della vita", spiega il regista
Stefano Etter presentando al
Piemonte Movie gLocal Film Festival l'anteprima del suo documentario "
The Lives of Mecca", girato a Coney Island, New York, ai margini di alcuni campi pubblici di
handball, uno sport molto amato
in loco, una sorta di squash giocato con le mani.
Sono tre le vite su cui il regista e la sua mini-troupe si sono soffermati: quelle di
Patrick Adams, un barbone che vive intorno ai campi, di
Tom Vitali, ex-galeotto ormai anziano e "redento", e di
"Crazy" Johnny, tossicodipendente e semplicemente folle. Parlando con loro, conoscendoli e seguendoli, Etter riesce a far sedere anche il pubblico del suo film attorno a quei campi.
Un film sull'handball che non parla di
handball ("Non credo, proprio per questo motivo, che i protagonisti lo apprezzeranno...", ha confidato l'autore), ma che parla di vita. Di positività e di negatività, di come una vita si può buttare via e a volte recuperare, quando forse è troppo tardi.
"
The Lives of Mecca" (il titolo, in una delle scene più belle dell'intero lavoro, è scelto direttamente da Patrick) racconta come si possa trovare una "terapia" (probabilmente la parola più usata in tutto il documentario!) al proprio mal di vivere. Potrebbe essere un altro sport, un'altra passione, non cambierebbe.
Questa è la vita, si ride e si scherza, ci si arrabbia e ci si commuove. Con l'aggiunta di una bellissima fotografia "sfumata" e di un'ottima colonna sonora (quella vera colta a bordocampo)
11/03/2016, 10:40
Carlo Griseri