UN BACIO - Ivan Cotroneo tra romanzo e cinema
Ivan Cotroneo, com'è nato "Un bacio"?
"Da un mio romanzo. Il film invece è un progetto che si è evoluto ed è cambiato nel corso del tempo. Un progetto contro il bullismo e in realtà, per i 1500 ragazzi che abbiamo incontrato, c'era la volontà più di partecipare a questo progetto che a un film. La cosa che mi ha fatto più piacere è quando i ragazzi avevano voglia di parlare di loro stessi attraverso il film. Il film è merito del talento e della storia di questi tre ragazzi esordienti,
Rimau Grillo Ritzberger, Valentina Romani, Leonardo Pazzagli; un impegno che ha un senso perché va al di là del film. È l'unione delle tre singole debolezze dei loro personaggi, a salvarli".
Un film che nasce da un romanzo. Com'è nata la voglia di passare dal libro al cinema?
"È stato un percorso che si è andato definendo insieme a
Monica Rametta la co-sceneggiatrice. Con molti ragazzi mi sono confrontato sui temi del libro e mi sono convinto che avevo l'esigenza e il dovere di fare un film su questi temi. All'inizio il personaggio di Blu (la ragazza interpretata da Valentina Romani ndr) non esisteva, ma con Monica abbiamo deciso di inserirlo nella sceneggiatura perché il bullismo non è legato solo al sessimo o all'omofobia ma anche al ceto sociale o alla presunta intelligenza".
Il bacio, è il momento cruciale di "Un Bacio". Come hanno risposto le platee di ragazzi che hanno visto il film?
"La reazione al bacio è spesso di imbarazzo. Una parte del pubblico ha anche applaudito, ma dipende sempre da noi spiegare la situazione".
Come sono gli adolescenti, i liceali di oggi che tu descrivi nel film?
"Sono ragazzi impegnati a sopravvivere. Per questi ragazzi attraversare il liceo è un incubo, perché gli schemi sono gli stessi della società. Non è tanto che pensino troppo a se stessi, è che cercano di sopravvivere. Ho sempre in mente una battuta del film di Sophia Coppola "Il Giardino delle Vergini Suicide" che mi ha fatto molto riflettere. Quando una delle ragazze va dal medico che minimizza sul suo malessere, e allora lei risponde: "Evidentemente, dottore, lei non è mai stato una ragazzina di 13 anni..."
Dunque è difficile avere a che fare con i coetanei che sono quasi sempre la causa delle situazioni a rischio. Come mai hai deciso di non approfondire sui personaggi negativi ma solo sulle vittime?
"Il bullismo è qualcosa che può succedere a tutti. Le tracce di bullismo, secondo me, vengono da fuori e sono determinate dai rapporti con gli altri. Il peso di quello che c'è fuori, in famiglia, in strada, nel quartiere, è appunto fuori. E io non ho voluto metterlo di proposito all'interno del film".
Come avete deciso di presentare il film e lanciarlo prima dell'uscita, il 31 marzo in circa 180 sale con Lucky Red?
"Stiamo facendo una serie di incontri con i ragazzi e partire da loro per presentare il film è stato bellissimo ed è sorprendente come dopo la proiezione si sia attivato sempre un dialogo. Ed è particolarmente interessante il dialogo tra gli attori e gli studenti. Porto nel cuore il confronto con gli spettatori più giovani".
29/03/2016, 10:00
Stefano Amadio