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Note di regia di "Nemiche per la pelle"


Note di regia di
Ho trovato immediatamente, alla prima lettura del copione, una forte empatia per le protagoniste di questa divertente storia.
Era un affetto istintivo e sincero, mi sembrava di entrare in sintonia con il loro stato d’animo, le capivo, le volevo aiutare.
Analizzando più in profondità il perché, mi sono reso conto che queste due donne raccontavano tanto della nostra società, del rapporto contemporaneo uomo-donna e sopratutto del moderno, e a volte complicato, rapporto con la maternità.
L’affetto che provavo per le due donne protagoniste e per le loro difficoltà era inconsciamente l’istinto che ogni uomo ha di protezione per le donne madri o aspiranti madri, sembra una banalità ma questo è sempre stato un motore fondamentale della costruzione della famiglia, della condivisione e della evoluzione dei rapporti di coppia e più ampiamente di tutti i rapporti sociali.
La nuova determinazione sociale della donna e il suo ruolo più complesso ed evoluto nella società, ha, in alcuni casi, condizionato il suo istinto naturale più forte, quello di diventare madri, e in alcuni casi questo crea in loro una nuova fragilità.
Il diventare madri oggi è una responsabilità apparentemente più complessa rispetto ad un tempo,è una scelta non più obbligata e “dovuta”, influenza spesso la carriera professionale proprio nel periodo più importante. Inoltre i rapporti (anche se matrimoniali) non sono più così definitivi e indissolubili, e la decisione se e con chi avere un figlio è spesso rimandata o analizzata con molta attenzione.
Con il tono della commedia divertente, questo film racconta con originalità questo aspetto sociologico, le due donne hanno inconsciamente nascosto con due atteggiamenti completamente opposti, la loro fragilità, due maschere che davano loro una sicurezza apparente, ma che era comunque orfana di uno degli aspetti che la donna sente istintivamente più importanti: il diventare madri.
Nel momento in cui si sentono responsabili di un’altra vita, questo istinto represso diventa forte e prepotente, le cambia, forse le realizza.
Credo che il lavoro fatto da Margherita e Claudia su questi due personaggi sia stato veramente eccezionale, oltre alla profondità con cui in pochi tratti sono riuscite a raccontare benissimo alcune fragilità delle donne di oggi, trovo che la loro complementarietà sia davvero magica, dal tono della voce, alla mimica del viso, all’interpretazione del corpo, ogni fotogramma in cui le vedevo recitare insieme per me era un vero godimento, credo che abbiano creato davvero dei momenti di grande commedia, sopratutto assolutamente inedita così al femminile.
Gli uomini del film, straordinariamente interpretati da Giampaolo Morelli e Paolo Calabresi, completano il quadro contemporaneo, giustificando in parte il problema delle donne, sono uomini “senza palle” irrisolti, vittime di loro stessi prima ancora che delle figure femminili che li dominano, deboli e insicuri raccontano molto bene anche loro, in una interessante causa effetto. il nostro tempo.
Con la macchina da presa ho preferito stare a guardare, cercare di dare un elegante senso del racconto, che avesse Buy e Gerini e l’eccezionale esordiente Jasper sempre al centro della messa in scena, senza virtuosismi inutili che avrebbero tolto forza all’impianto forte della sceneggiatura, rischiando di non rispettare alcuni canoni fondamentali del genere.
Tenevo particolarmente ad avere un tono di commedia carico, deciso, la sceneggiatura è molto ben scritta da Doriana Leondeff e Francesca Manieri, e sapevo che con un testo potente e due interpreti di questo livello, non si sarebbe rischiato il grottesco anche premendo sull’acceleratore, anzi avremmo avuto la possibilità di avere due personaggi femminili assolutamente memorabili.
Il fatto che le due protagoniste abbiano sposato l’idea di una caratterizzazione forte e l’abbiano gestita con un risultato così energico - sono sincero - è andata oltre la mia più rosea aspettativa: ogni giorno di set era per me da una parte una piacevole conferma e dall’altra una piacevolissima scoperta.
Sono anni che leggo copioni che non mi stimolano e allo stesso tempo, purtroppo, i progetti che mi interessano e propongo non incontrano l’interesse di marketing delle distribuzioni: grazie alla produttrice Donatella Botti, credo che aver atteso 5 anni prima di tornare a girare un film sia stato ripagato con l’aver realizzato questo progetto, che ha la forza di essere originale, con una sincerità e una contemporaneità che gli dona quella vena della commedia italiana che amo.

Luca Lucini