Note di regia di "A tempo debito"
Uno è portato a pensare che i film ambientati in carcere parlino di carcere, di sbarre, di violenza, di soprusi. Da un documentario ambientato in carcere ci si aspetta di vedere il lato oscuro di un luogo, di sentire parlare i detenuti sulla libertà o sulla presunzione di innocenza. Tutto ciò è comprensibile, è anche confortevole come esperienza di spettatore allenato. Eppure A tempo debito ha molto poco di tutto ciò. Chi vorrà vederlo dovrà essere disposto ad uscire dalla sala facendosi delle domande scomode. Non sul carcere, ma su se stesso. 82 minuti che cambiano la prospettiva. Almeno un po’.
Christian Cinetto