Fondazione Fare Cinema
!Xš‚‰

FCE LECCE - "A tempo debito", in carcere per Cambiare


Intervista con Chistian Cinetto che ha proposto a Lecce il suo documentario girato nella casa circondariale di Padova per conoscere i detenuti senza giudicarli


FCE LECCE -
Tre degli interpreti di "A tempo debito" di Christian Cinetto
A tempo debito non è il solito documentario sulle carceri. Christian Cinetto, sceneggiatore e regista, ci racconta il percorso che lo ha portato a realizzare questo documentario nella casa circondariale di Padova e l'idea che, a suo avviso, lo rende diverso nell'impostazione agli altri film.

" La mia idea era proprio quella di fare un film in carcere, non di raccontare un progetto fatto nel carcere. per me e per il pubblico il film è come un sentiero di montagna, all'inizio e poi anche dopo pensi "chi me lo ha fatto fare", ma alla fine, giunto sulla vetta, capisci di aver fatto bene".

Come è nata l'idea?

"Frequentavo il carcere dove andavo a riprendere alcuni laboratori di musica per poi realizzare delle clip. Ma non ero soddisfatto dei risultati, per un discorso che mi sembrava sempre troppo retorico. Vedevo in giro che stava diventando un genere e non mi interessava lo sfruttamento della sofferenza. Per il pubblico, un film sul carcere è un po' noioso se non proponi qualcosa di estremo. Tra il 2013 e il 2014, nel periodo di massimo affollamento del carcere che era giunto al 270% della ricettività, mi trovavo lì e la maggior parte dei detenuti era in attesa di giudizio. Io decisi di fare un film, non un laboratorio di cinema, ma proprio un film vero e proprio con 15 detenuti dei quali non si sarebbe dovuto sapere il motivo della detenzione".

Quale effetto volevi creare?

"Volevo che non fossero giudicati e considerati per quello che avevano fatto, ma pensavo di far affezionare la gente a loro a prescindere dal reato commesso. Volevo creare come una classe di scuola che grazie alla forza del gruppo riesce ad andare da qualche parte. E questa è la forza di "A tempo Debito". Il pubblico si affeziona agli interpreti senza sapere cosa hanno fatto e a quel punto si pone la domanda scomoda: se mi trovo in empatia con loro, potrei accettarli come vicini di casa? Nel momento che so cosa hanno fatto il mio atteggiamento con loro cambia ò è lo stesso? Come reagisci se non sai cosa hanno fatto? La risposta è che basta poco per riattivare le persone e renderle diverse da quando sono entrate in carcere".

Come sta andando la circuitazione del documentario?

"La distribuzione, come è normale da noi, ci sta considerando poco. Ma nei Festival stiamo avendo molto successo; ne abbiamo fatti 15 vincendo 8 premi tra cui Todi e Annecy. Ora vorrei affrontare una distribuzione nelle scuole che mi sembrano i luoghi veramente adatti per mostrare questo documentario. A Todi abbiamo fatto una proiezione con due istituti e il dibattito è stato veramente costruttivo e interessante. Era proprio quello che volevamo".

"A Tempo debito" è stato prodotto da Marta Ridolfi della Jengafilm.

23/04/2016, 12:55

Stefano Amadio