Fondazione Fare Cinema
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#CA2016 - "Devil comes to Koko": chi è il diavolo?


Alfie Nze racconta la storia della Nigeria e di Koko, di rifiuti italiani e invasioni inglesi


#CA2016 -
Chi è il 'diavolo' giunto a Koko?
Nel 1987 alcune imprese italiane scaricarono illegalmente tonnellate di rifiuti tossici presso il porto di Koko, sul delta del Niger, inquinando aria e terreno circostanti in modo indelebile. Quasi casualmente, ascoltando un notiziario televisivo che parlava di strani movimenti di navi dall'Italia verso la Nigeria, alcuni studenti nigeriani residenti a Pisa (aiutati da una giovane giornalista) decisero di approfondire la vicenda scoprendo così una realtà che arrivò ad essere anche fonte di un incidente diplomatico tra i due paesi. Nonostante l'Italia sia poi stata obbligata a recuperare tutti i fusti tossici, il territorio di Koko era ormai irreversibilmente minato, tanto che da allora il porto ha interrotto la sua attività, molti abitanti si sono trasferiti e quelli restanti vivono senza poter lavorare la loro terra o bere la loro acqua.

Da sempre ossessionato da questo episodio, il regista teatrale Alfie Nze, nigeriano trasferitosi in Italia negli anni Novanta, mette in scena uno spettacolo che unisce lo scandalo contemporaneo dei rifiuti alla sanguinosa invasione del Regno del Benin (l'attuale Nigeria) da parte degli inglesi nel 1897, il cosiddetto 'Sacco del Benin' che iniziò con uno sbarco a Koko. Koko, quindi, come punto d'accesso (punto debole) per l'arrivo dei diavoli (non uno, dunque, ma a pensarci nemmeno solo due) che hanno umiliato e ferito la Nigeria: prima gli inglesi colonizzatori, poi gli italiani inquinatori.

Ambientato nel regno metaforico di Macao, dove i protagonisti dei due episodi storici si mischiano mantenendo però le rispettive dinamiche (manipolatorie, oppressive, rivelatorie), lo spettacolo viene rappresentato in un suggestivo ex macello di Milano, edificio degli anni Venti, che nelle linee essenziali, negli ampi spazi vuoti carichi di abbandono misto a vita vissuta, rende perfettamente l'idea di un senza tempo che vuole far riflettere sull'universalità della storia messa in scena.

Il documentario testimonia tutte le fasi di questo percorso, dal casting fino alla rappresentazione, passando attraverso le interviste ai protagonisti dello scandalo (studenti e giornalista) e il viaggio del regista nei luoghi dove questi fatti sono accaduti: le immagini di ciò che resta della discarica - ma soprattutto l'incontro con gli abitanti di Koko, delusi, rassegnati, arrabbiati - incidono come coltelli.

04/06/2016, 08:30

Sara Galignano