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#CA2016 - Cyril Dion: "Demain è la nostra idea di futuro"


Co-regista insieme a Melanie Laurent, Dion è a Torino ospite di Cinemambiente numero 19


#CA2016 - Cyril Dion:
Cyril Dion e Melanie Laurent
Oltre 1,3 milioni di spettatori in Francia, premio Cesar come miglior documentario francese dell'ultimo anno: con queste credenziali "Demain", co-firmato da Cyril Dion e Melanie Laurent è stato proposto a Torino in avvio di Cinemambiente, edizione numero 19. Ad accompagnare il film il solo Dion, autore dello script ("Melanie sta finendo di girare il suo nuovo progetto, Plongé, non poteva essere qui", ha spiegato).

"Demain", che in autunno uscirà in sala in Italia distribuito da Lucky Red, raccoglie esempi virtuosi in giro per il mondo, soluzioni che l'uomo ha saputo trovare per rimediare ai danni provocati dall'inquinamento, dall'economia globale e - in generale - dalla miopia della società globalizzata.

Sono molti i temi nel film, che cosa vi ha guidato?

Quello che volevamo mostrare è la nostra idea di futuro: tutto è collegato, ogni cosa è interdipendente. Abbiamo bisogno di passare da una società piramidale a una più ispirata dalla natura, organizzata come fosse un'ecosistema.
Se vogliamo che il sistema funzioni, abbiamo bisogno di diversità e non di omologazione, la monocultura uccide. Oggi si cerca di uniformare tutto, cultura moneta economia e anche istruzione! Ci sono ovunque gli stessi negozi, le imprese più grandi vogliono essere ovunque, ma sbagliano: ci sono dei limiti, ed è giusto che ci siano.

Gli esempi che avete raccolto in giro per il mondo sono moltissimi, come avete scelto quelli da raccontare?

Volevamo puntare su iniziative che avessero influenze su vasta scala, argomenti a cui le persone non si interessano più. Abbiamo poi inevitabilmente scelto i personaggi più carismatici, le vicende più forti e collegabili tra loro, come fossero pezzi di un puzzle.
Altre scelte sono dipese dalla bellezza dei set. Dovevamo scegliere una tra Stoccolma e Copenaghen per raccontare il trasporto alternativo, e abbiamo scelto la seconda per la bellezza e la forza dell'immagine delle bici che invadono la città; stessa cosa tra Detroit e Montreal per narrare l'agricoltura urbana: la città statunitense crollata e svuotata era impossibile da non mostrare.

Uno dei punti fondamentali è il concetto di economia.

Abbiamo bisogno di rivedere il dibattito economico. Dobbiamo dire basta alla concentrazione del potere, ogni paese deve diventare autonomo in termini di energia, moneta e tutto il resto: solo così si potrà ripartire, si potrà di nuovo parlarsi da pari, in pace e cercando collaborazioni. Come fossimo le cellule di uno stesso corpo, cellule in salute e autonome.
La Francia, ad esempio, è succube dell'Arabia Saudita per il petrolio, ed è quindi sempre in imbarazzo a parlare di diritti umani: serve una nuova forma di globalizzazione.
Bisogna puntare su un'economia circolare, con più riciclo, smettendo di consumare le risorse.

Come vi siete divisi il lavoro tu e Melanie Laurent?

All'inizio non ci siamo divisi il lavoro, lo abbiamo aumentato bisticciando su tutto!
Io avevo scritto il film, e ogni sera davo indicazioni al gruppo su cosa avremmo dovuto fare il giorno successivo. Al mattino lei e il co-operatore andavano in giro per trovare le location migliori, per costruire l'immagine. Io mi occupavo del rapporto con i personaggi da intervistare, cercando di creare intimità che trasparisse anche verso lo spettatore.
Successivamente, al montaggio, lei veniva una volta al mese come spettatrice esterna a dare consigli, una visione esterna fondamentale per migliorare il film.

A Parigi a dicembre si è svolto il COP21, vertice mondiale per l'ambiente.

La COP21 è stato un importante atto simbolico, 195 paesi hanno firmato gli accordi. Ora l'ONU ha ratificato il tutto, ma i singoli paesi devono ancora farlo.
Il più però rimane da fare, una legge da sola non basta: servono i comportamenti di aziende, cittadini, politici.
Alcuni paesi sono avanti, la Cina in questo è di esempio: ci sono parchi eolici enormi, che producono energia come 38 centrali nucleari. In questi anni hanno avuto grossi problemi di traffico, tempo fa un ingorgo è durato addirittura 11 giorni: dovevano fare qualcosa! Si sono mossi in fretta, spero che tutti facciano altrettanto.

01/06/2016, 09:46

Carlo Griseri