Note di regia di "Senza lasciare traccia"
Durante un viaggio, una mia amica malata di cancro mi confidò, ma era come se lo ripetesse a se stessa, come quella malattia fosse legata nella sua percezione ad un fatto traumatico della sua infanzia. Le chiesi di cosa si trattasse, ma lei non volle assolutamente rivelarmelo.
Quel fatto è diventato per me una “scatola chiusa”, un enigma, un fantasma che mi ha perturbato, inseguito, ossessionato e soprattutto interessato. Mi sono domandato quali potessero essere le conseguenze, i sedimenti lasciati da quel trauma, da quel fatto. La risposta che mi sono dato è che la prima emozione che viene fuori da un vissuto del genere è la rabbia; la rabbia di chi vuole rimanere aggrappato alla vita e rivendica la necessità di un risarcimento, almeno psicologico, per provare a superare il trauma subito.
L’urgenza di questa dinamica si rileva a livello personale ma anche sociale: c’è sempre bisogno di un colpevole, di un capro espiatorio su cui riversare la violenza che scorre sotterranea sotto la superficie del nostro vivere “civile”, originata a sua volta da altra violenza, dall’ingiustizia o dall’improvviso erompere della morte, in una sorta di rito perpetuo che non riesce a trovare la sua catarsi.
Il cancro che affligge Bruno, il protagonista, è appunto metafora di un male più oscuro, fisico ma anche mentale, che lo corrode lentamente e segretamente, e la cui origine viene spesso individuata, proprio da chi ne soffre, nella rabbia e la vendetta mal repressa, nel silenzio protratto e quindi nell’incapacità di rifuggire da una ferita sempre aperta.
Tutti i personaggi di questa storia lottano per liberarsi da ciò che ha segnato per sempre la loro vita, per quanto abbiano cercato di dominarlo, di nasconderlo o di negarlo. Per questo sento l’anima di questa storia come un viaggio dentro la zona segreta che abita tutti noi, con cui si evita spesso di fare i conti, che si preferisce a volte non guardare pur sapendo che esiste.
Il film racconta una “giornata particolare”, in divenire, che calca le orme di quella già vissuta dolorosamente in passato e poi tanto immaginata. Un momento per lui sfocato, attraversato da un’ossessione che il protagonista pensava di aver rimosso e che invece ora cerca disperatamente di recuperare. Come un incubo che si ricorda a pezzi. Soltanto a pezzi.
Gianclaudio Cappai