FESTA ROMA 11 - "L'arma più forte", quella del cinema
Se il tuo anno di nascita è il 1895, lo stesso in cui Auguste e Louis Lumière inventarono il cinematografo, allora forse è destino che la passione per il cinema ti scorra forte nelle vene.
A quell'ottima annata apparteneva infatti Luigi Freddi, uomo di fiducia di Mussolini, che nei primi anni '30, in occasione di un lungo viaggio tra Sud, Centro e Nord America, ebbe modo di scoprire la magia di Hollywood, iniziando a sognare una “italica” versione.
La sua storia e quella del rilancio di un'intera industria dell'arte è raccontata ne "
L'arma più forte – L'uomo che inventò Cinecittà" di Vanni Gandolfo, interessante documentario sulla nascita degli stabilimenti che ambivano ad essere i più importanti d'Europa.
Pur rifacendosi liberamente al testo “Il Cinema” dello stesso Freddi, Gandolfo e Valeria Della Valle affidano la narrazione ad una voice-over, quella sorniona di Diego Abatantuono, che in prima persona racconta le strategie, lecite e meno lecite, per raggiungere il proprio scopo, regalare agli spettatori italiani delle pellicole degne di essere viste, godute e ricordate.
Grazie alle innumerevoli immagini di repertorio, unite ai racconti della figlia Angela Freddi Monteforte, si tratteggia la figura e di un uomo perennemente proiettato verso il futuro, amante dell'aeronautica e della settima arte al pari del leggendario Howard Hughes, che alla prima occasione seppe trasformare un'apparente tragedia in una golosa opportunità.
Quando nel settembre del '35 gli stabilimenti della CINES presero fuoco, Freddi capì immediatamente che sulle ceneri di un cinema noioso e per nulla originale, si sarebbe dovuto ergere un nuovo “cinema di Stato”, distante dalla semplice propaganda del LUCE e capace di tenere testa alle produzioni internazionali.
Una storia nella Storia, minuziosa e precisa nella ricostruzione delle vicende che portarono in poco più di un anno e mezzo alla nascita di Cinecittà, che non rinuncia ad una sottile vena umoristica e ad un pizzico di malinconia per quel “ruolo centrale” ormai da anni andato perduto.
16/10/2016, 09:50
Antonio Capellupo