Note di regia de "La Prima Metà"
L’idea del film-documentario nasce da due esigenze: approfondire il processo di inclusione attraverso il rugby di detenuti di diverse nazionalità, in particolare dei più giovani con l’allenatore e il capitano della squadra Giallo Dozza, con la formazione di un tessuto sociale multietnico, come solo il carcere riesce a rappresentare. La seconda esigenza è l’utilizzo della forma documentaristica che permette di raccontare l’esperienza della vita carceraria, senza mediazioni, raccontando il tentativo di emergere da un forte disagio. A fianco della linea narrativa “carceraria”, con le sue implicazioni sociologiche, si sviluppa parallelamente quella sportiva, del gioco con le sue regole, che diventano metafore della vita quotidiana in carcere. L’azione rappresentata tramite lo sforzo, la dinamicità del gioco e degli estenuanti allenamenti, la velocità dei giocatori, con la macchina da presa a mano che corre insieme ai giocatori e diventa il sedicesimo giocatore contrapposto al secondo movimento, con sequenze a camera fissa in osservazione, piani di ascolto, di apprendimento, di riflessione interiore, nella vita quotidiana carceraria.
Enza Negroni