Note di regia di "Upwelling - La Risalita delle Acque Profonde"
Il desiderio di cercare una relazione tra il film che avevamo in mente e la Messina attuale, ci ha spinto a trascorrere molti mesi in città senza fare riprese. Avevamo bisogno di tempo per conoscere a fondo le persone che poi sarebbero diventate i personaggi di questo film e di stabilire con loro un'intima intesa. La convinzione con cui abbiamo condiviso e coltivato questo desiderio ci ha portati così a vivere a Messina per due anni.
Ogni cosa c’è sembrata un’infinità di cose: il teatro Pinelli, che col suo tentativo di rivitalizzazione urbana e le sue imprevedibili occupazioni itinerant; Pietro che rifiuta ogni tipo di istituzione e insegna all’Università dove afferma di portare il punk, il disordine; Max, che si muove come uno straniero nel luogo in cui è nato; Renato, il Sindaco che rispetto alla propria comunità si pone obiettivi di tipo spiritual; Giulia col suo impegno politico e la sua gravidanza anticonformista; l’eco invisibile della città scomparsa, i morti che si affermano sui vivi attraverso tutto quello che resta di un cimitero antico e la posizione di questa città nel Mediterraneo, assieme alle implicazioni mitologiche che raccontano la vita dello Stretto.
Ogni cosa c’è apparsa intimamente connessa, tutti questi elementi distinti sono entrati a far parte di una moltitudine tanto vasta quanto contenuta dalla necessità di realizzare un resoconto di viaggio su una città particolare. Questo film contiene elementi legati a un’idea di narrazione classica, ma questa narrazione viene spesso mandata in crisi da un modo ellittico di procedere e dal desiderio di, come ci suggerisce Italo Calvino, “perdere il filo cento volte, per ritrovarlo dopo cento giravolte”.
Pietro Pasquetti e
Silvia Jop