FdP 57 - "Un Altro Me", il lato oscuro dell'uomo
Proprio come insegnano molte favole, dietro all'apparente immagine di una persona cara può celarsi il più affamato dei lupi cattivi. Ma a volte la realtà supera la fiaba, e scostando per un attimo la maschera da uomo amorevole ci si può ritrovare dinnanzi ad un vero e proprio mostro.
Quello dei reati sessuali è un universo che da anni siamo abituati a conoscere attraverso morbose ricostruzioni di abusi e di ciò che ne consegue, da parte di programmi tv e fiction. A parlare è il più delle volte la vittima, da cui la tv del dolore cerca di spremere qualche lacrima, divertendosi a giocare con l'emotività e il pregiudizio.
Non si può quindi che restare sorpresi davanti all'inedito sguardo offerto da "
Un altro me" di
Claudio Casazza, documentario scelto per aprire il Concorso Internazionale della 57a edizione del Festival dei Popoli.
La macchina da presa si inoltra tra le fredde mura del carcere di Bollate per seguire da vicino il primo esperimento terapeutico riservato a condannati per reati sessuali, seguiti da un'équipe di psicologi e criminologi impegnati affinchè, in vista futura, venga meno la recidiva.
I numerosi volti sfocati parlano di perversioni e necessità, di vergogna e pentimento, umanità certamente complesse e disturbate, ma pur sempre umanità. Questo il punto di vista scelto da Casazza, che osserva a lungo i suoi personaggi senza giudicarli mai per un istante, offrendo allo spettatore la possibilità di farsi un'idea propria senza risolvere tutto con l'etichetta di "carnefice" o "malato".
C'è chi confessa di essere pronto a rilanciarsi sulla prima donna incontrata fuori dal carcere e chi, davanti ai racconti di una coraggiosa vittima abusata, si sente in dovere di chiedere scusa. Ne "Le città invisibili" Calvino affermava che "l'inferno dei viventi" è quello che abitiamo tutti i giorni, e che le uniche strade per non soffrirne sono farne parte fino a non vederlo più, o cercare chi in mezzo all'inferno non è inferno. In "Un altro me" Casazza opta per la seconda strada, non giustificando mai la mostruosità e bassezza di certe azioni, ma mettendosi alla ricerca di quell'umanità forse solo temporaneamente dispersa.
27/11/2016, 12:23
Antonio Capellupo