FdP 57 - CATERINA PECCHIOLI: "La forza del
film sta nel non voler giudicare nessuno"
Da Bolzano a Siracusa, un viaggio lungo lo Stivale per ascoltare il punto di vista di tanti italiani su temi legati alla legalità.
In "
Mani nostre"
Caterina Pecchioli sceglie di inquadrare le mani dei suoi protagonisti, non mostrandone mai il volto e creando un effetto di straniamento e interessante mistero.
La regista ha raccontato a Cinemaitaliano la nascita del progetto, le scelte in montaggio e le possibili strade che "Mani nostre" potrebbe intraprendere.
Con i personaggi raccontati nel film affronti il tema della legalità nelle sue numerose sfaccettature. Quanto pensi abbia influito sul livello di sincerità delle risposte il non averli mai inquadrati in volto?
Sicuramente molti di loro non avrebbero parlato nello stesso modo con una telecamera puntata sul volto, nonostante siano tutti incensurati e abbiano firmato delle liberatorie. C'era qualcuno più sensibile alla cosa e chi meno, chi ti chiedeva di non risultare riconoscibile e quelli a cui non importava affatto. La forza del film credo che risieda proprio nel non voler giudicare nessuno.
Hai attraversato l'Italia in treno da nord a sud, ma in montaggio hai preferito destrutturare il viaggio, regalando pennellate del nostro Paese. Come mai questa scelta?
Se inizialmente il viaggio e le giornate sono state costruite per andare da Bolzano a Siracusa, in montaggio ho optato per trasformarlo in un puzzle di storie italiane. Non mi interessava geolocalizzare la questione del rapporto tra italiani e corruzione, e l'attraversamento in treno ti permette di incontrare gente del sud Italia nel nord e viceversa. Si crea uno spaesamento che aiuta a favorire una riflessione nazionale senza creare dei preconcetti.
Tra le tante persone intervistate colpisce la signora di Bolzano che dice di amare l'Italia, perchè si mangia bene e ci passa le vacanze. Uno strano modo di sentirsi italiani, no?
La signora di Bolzano non è che non si senta italiana per qualche ragione specifica, ma proviene da una territorio particolare, dove ad esempio si parlano diverse lingue. E' vero, dice di sentirsi italiana, ma di venirci per le ferie, una contraddizione molto particolare. E' interessante che attraverso le varie interviste venga fuori la complessità territoriale.
Alcuni degli intervistati non vogliono passare per disonesti, ma magari per diversamente onesti. Penso al giovane writer per cui l'importante è non esagerare. Si apre una questione di educazione civica...
Il ragazzino che risponde in quel modo è molto sincero. A volte ci si rende conto che le leggi non possano andare nei dettagli. Certo non si può concedere a tutti di fare graffiti sui muri, ma in alcuni casi forse basterebbe avere l'intelligenza di capire la situazione.Ci tengo a dire che non sono andata a cercare l'illegalità degli italiani, ma che mi interessava capire perchè a volte vengono fatte certe scelte. Mi sembrava importante tornare alle azioni di responsabilità del nostro piccolo, senza cercare i colpevoli al di fuori di noi stessi. Tornare al nostro quotidiano, magari cominciando a chiedere sempre uno scontrino o azioni simili.
Viste le tante umanità raccontate e le tante altre voci che potresti ascoltare sul tema scelto, pensi di fermarti al documentario o di proseguire il progetto altrove, magari in rete?
Ne abbiamo parlato sin da subito con la produzione, è c'è tutto l'interesse a costruire un portale per proseguire l'esperienza del film. Mi piacerebbe che si venisse a creare un dibattito positivo, perchè credo che nel documentario si individuino dei campi, dal legale all'educazione civica, su cui lavorare, così come altri di inchiesta che vanno certamente approfonditi.
30/11/2016, 22:50
Antonio Capellupo