Concluse le riprese del documentario "The house he built"
E' possibile raccontare la vita di una persona facendo parlare la sua casa? E' questa la domanda che si pone
la regista Caterina Borelli nel documentario “The house he built”.
Il documentario è un viaggio all'interno della memoria storica di
Sergio Borelli, giornalista che ha attraversato, dall'alto dei suoi 93 anni, gran parte della storia del giornalismo del XX secolo.
La vita professionale del protagonista, durata più di mezzo secolo, abbraccia i cambiamenti che ci sono stati nell'ultimo secolo nel modo di fare giornalismo; comincia scrivendo per la carta stampata e diventando nel 1956 il primo corrispondente italiano da Mosca. Segue da inviato speciale molti dei grandi eventi che si succedono tra la metà degli anni '50 e la metà degli anni '60 (la guerra di indipendenza in Algeria, la campagna siriana contro i Drusi, il viaggio di Krusciov negli Usa, l'invasione di Santo Domingo da parte degli Usa). La curiosità e la voglia di scoprire cose nuove lo portano a cambiare rotta e a cominciare a lavorare in Rai, seguendo inizialmente uno schema tradizionale di narrazione che presto sente l'esigenza di cambiare. Si tratta degli anni d'oro della televisione, gli anni '70, in cui si pensa a come trovare il modo di raccontare la notizia per immagini, più che al semplice fatto di descriverla.
L'ultima fase della sua carriera si rivolge alla ricerca di programmi televisivi nei paesi in via di sviluppo da presentare durante INPUT, la conferenza internazionale di confronto tra programmi televisivi di cui è uno dei padri fondatori.
Rompendo gli schemi della classica autobiografia che si snoda attraverso interviste al protagonista e a chi lo ha conosciuto, la regista decide di raccontare la storia di Sergio camminando per la casa insieme al protagonista e lasciando che siano gli oggetti a parlare e a rievocare frammenti di vita vissuta.
Importante risulta anche la scelta di raccontare il tutto attraverso le parole di una persona anziana, con i suoi silenzi e i tempi lunghi di una memoria che, a volte, può risultare frammentaria e imprecisa. In una società che, sempre più, considera l'anziano come un soggetto passivo e da tenere in poca considerazione, la visione che ci offre il documentario è quella invece di un'età come quella della vecchiaia da considerare positiva e ancora in grado di contribuire significativamente al mondo che la circonda.
La produzione del film è conclusa e, a breve, partirà un crowdfunding per contribuire alla fase finale del lavoro.
24/01/2017, 11:56