Note di sceneggiatura di "C'era una volta Studio Uno"
Studio Uno è stato il programma più innovativo e memorabile della Rai degli anni sessanta. Per la regia, per le coreografie, per la qualità artistica dei suoi protagonisti, prima tra tutti Mina. Con questa mini-serie abbiamo voluto ricordarlo e farlo ricordare al grande pubblico, ai giovani soprattutto, attraverso la storia di un gruppo di ragazzi che insegue il sogno di lavorare in televisione e riesce a conquistare un ruolo nel cast, partecipando, anche se solo dalle retrovie, alla sua genesi e alle successive edizioni, quella con Rita Pavone nel 1962, e quella del ritorno di Mina nel 1965. Le tre ragazze protagoniste si identificano nella figura di Mina, ammirano la sua spregiudicatezza, il suo coraggio, la sua libertà, non comuni per una giovane donna dell’epoca. Mina è il loro mentore ideale, il modello femminile a cui si ispirano per superare i loro limiti e diventare ciò che vogliono diventare. Donne moderne. Studio Uno ha cambiato il modo di fare televisione ma anche la loro vita.
Lucia Zei
Come raccontare un varietà che ha fatto epoca, come dare voce ai suoi protagonisti?
Questo è il primo interrogativo con cui ci siamo confrontati, con Lucia Zei, Lux Vide e Rai. Davanti all’impervia sfida di dar voce e un nuovo volto a personaggi che fanno parte dell’immaginario di un’intera nazione, icone difficilmente rimpiazzabili e di per sé difficili da piegare ad una sempre necessaria rielaborazione drammaturgica, abbiamo deciso di percorrere un’altra strada, più praticabile e “romanzabile”. Abbiamo raccontato la storia di chi non è diventato famoso ma ha contribuito a costruire quell’innovativo programma, dietro le quinte, negli uffici, a fianco delle star più famose. In un certo senso abbiamo dato voce e volto – attraverso le tre protagoniste e i tre coprotagonisti – a tutti gli italiani che con il loro lavoro e i loro sogni hanno costruito un’epoca, un’epoca fatta di ottimismo, di crescita, di speranza. Protagonisti della miniserie sono infatti anche gli anni ’60, con il loro look inconfondibile, l’eleganza, le canzoni, la ‘500 e gli elettrodomestici, il boom economico e la Dolce Vita. Un’epoca che ha fatto epoca e che è capace di sprigionare una magia senza uguali sullo schermo, piccolo o grande: l’abbiamo raccontata con un po’ di nostalgia ma anche credo con realismo, senza trascurare i sacrifici, le contraddizioni e le ipocrisie che sono insite in ogni periodo storico. A questo proposito credo che la nostra storia abbia un che di molto attuale: i nostri personaggi sono mossi dal desiderio di realizzare un sogno, come molti eroi ed eroine moderni; lottano per farcela e qualche volta scendono a compromessi; ma al tempo stesso imparano a conoscersi, ad accettare i propri limiti, a scoprire talenti diversi da quelli che avevano immaginato. In questo sta la loro crescita, la loro maturazione nel sapersi confrontare con la realtà e accettarne la correzione di rotta, nel sentirsi utili nel partecipare ad un grande progetto collettivo anche senza doverne essere per forza protagonisti.
Lea Tafuri
01/02/2017, 15:17