PMgFF16 - "Tides": un fiume, due città, sogni perduti e ritrovati
Mi piace pensare che la pace sia declinata al femminile perché donna.
Ieri sera al cinema Massimo di Torino, per il concorso del
Piemonte Movie gLocal Film Festival, è stato proiettato in anteprima piemontese il nuovo documentario di Alessandro Negrini,
TIDES. Storia di vite e sogni perduti e trovati (alcuni infranti), alla presenza dell'autore (ideatore, sceneggiatore, regista). Avevo in mente una domanda da porgli ma non ho avuto modo di farlo; oggi penso che sia stato meglio così - spero che Negrini non me ne vorrà - perché così mi consente di immaginare una mia risposta.
Ecco la domanda:
c'è un motivo - e se sì quale -
per aver scelto di dare una voce femminile ai tormenti di un fiume, il Foyle, che subisce con smarrimento il suo essere diventato un confine che divide e ricorda con nostalgia un passato di 'fratellanza' aspirando a un futuro che torni a quel passato?
Non è certo necessario che io esterni il mio pensiero, intuibile vista la premessa, ma mi fa piacere osservare che non si riesce a immaginare un'alternativa valida alla bellissima voce narrante di
Emma Taylor, che passa dai toni quasi infantili della memoria e dello stupore al distacco del racconto storico, al tormento di chi si sente ingannato.
Il film unisce poesia, sogno, reale e ideale, per dare voce a chi non ce l'ha (il fiume in rappresentanza di una vasta e anonima categoria); usa un suono evocativo, un'immagine curata, affascinante, quasi suadente per accompagnare i momenti di riflessione, e materiale di repertorio per rianimare il passato di cui il fiume racconta come un Eden perduto.
Ma chi è Foyle? Già; questa storia oggi sembra universale ma è particolare: in Irlanda esiste una città che ha due nomi (
Derry per i nazionalisti cattolici e
Londonderry per gli unionisti protestanti) ed è attraverata da un fiume, appunto il Foyle. Con l'inasprirsi dei rapporti tra cattolici e protestanti le due comunità si sono distribuite nelle due parti della città disegnate dal fiume, che si è così trovato - incolpevole - a tramutarsi in un muro che divide.
Pare superfluo, ora, sottolineare l'importanza di una suggestione che parla di confini proprio in questo momento storico, quindi mi limito ad aggiungere una frase del regista che non è in epigrafe al film ma potrebbe esserlo: "L'altro non è un nemico ma una promessa".
12/03/2017, 11:18
Sara Galignano