Note di regia di "Slam - Tutto per una ragazza"
Da tempo avevo voglia di affrontare un soggetto che forse rappresenta quasi per ogni narratore un momento prima o poi ineludibile: l’adolescenza. In questo senso, il romanzo Tutto per una ragazza (Slam) di Nick Hornby mi è sembrato una straordinaria occasione. Un’eccezionale opportunità.
Mi ha subito affascinato, infatti, la possibilità di poter raccontare le vicende di due ragazzi che non hanno vissuto drammi pregressi. Non siamo in territori socialmente disagiati e discriminanti che in qualche modo segnano e alterano qualsiasi possibile avvenire. Siamo piuttosto in un universo “normale” con ragazzi che, seppure tutt’altro che spensierati, ragionano sul loro presente e sul loro futuro e che, almeno in apparenza, lo possono fare avendo libertà, speranze e opportunità. Ed è proprio in questo contesto che mi è sembrato interessante poter mettere in scena tutta la complessità, la confusione e la potenza che attribuiamo all’età adolescenziale. In questo racconto poi sono gli adolescenti che prendono le decisioni, che si assumono le responsabilità. Sono loro che, in modo certamente scomposto ma sempre determinato, si ribellano all’apatia dentro alla quale paiono essere relegati e al mondo adulto che li critica forse per continuare a celebrare se stesso.
L’adolescenza porta, infatti, con sé l’unicità di quel momento della vita in cui tutto deve ancora accadere, in cui possiamo sbagliare, cambiare idea e sbagliare di nuovo. Così è anche per i protagonisti del mio film finché la prospettiva di un figlio in arrivo non li mette di fronte all’imprevisto. Questo film racconta di come la scelta di un’assunzione di responsabilità possa diventare la più coraggiosa scommessa di libertà.
Andrea Molaioli