Note di regia de "Il Coraggio di Vincere"
Il Coraggio di Vincere è una storia che mi ha subito appassionato, ho sentito che aveva delle belle potenzialità narrative che abbiamo cercato di cogliere. Ho deciso di ambientare la storia in una periferia immaginaria tra Ostia ed il Villaggio dei Pescatori di Fregene. Il mare è un elemento fondamentale ed è quasi un altro personaggio al centro della storia: una via di uscita, una speranza nella vita dei nostri protagonisti. Rocco (Adriano Giannini) è un ex campione italiano dei pesi medi, quasi campione europeo e quella definizione, “quasi campione”, segnerà la sua vita da atleta, ma anche quella successiva di allenatore e gestore di una palestra. Non basta infatti l’affetto e la professionalità del suo padre putativo ed ex allenatore Marcello (Nino Frassica), per tirarlo fuori dal baratro nel quale è precipitato dopo la lunga squalifica subita per aver spintonato e quasi picchiato l’arbitro reo di non aver squalificato il suo avversario che lo aveva colpito scorrettamente durante l’incontro per il titolo europeo e quindi di fatto, consegnandogli la vittoria. Servirà l’arrivo di un elemento nuovo, culturalmente diverso , estraneo al gruppo per modificare le cose. Ben (Yann Gael) è un senegalese arrivato in Italia come clandestino che si guadagna da vivere con dei lavoretti tra cui uno nel bar davanti alla palestra. L’incontro tra Ben e Rocco avviene in maniera fortuita. Una sera Rocco assiste ad una piccola rissa in cui Ben tenta di difendere il suoi datori di lavoro da gli sgherri di uno strozzino. Rimane subito affascinato dalla rapidità e la determinazione del ragazzo e decide di portarlo con sé. Quell’incontro romperà le dinamiche e porterà nella vita di Rocco una nuova possibilità. Ben è uno che ha già perso tutto quello che aveva di caro e ha deciso di rimboccarsi le maniche e di non piangersi addosso. Ha una morale ben precisa, molto semplice e appoggiandosi a quella va avanti. La diversità culturale tra i due diventa un punto di forza in cui credere ed è un tema di fondamentale attualità. Rocco è stato un pugile bravissimo e dotato ma gli mancava la fame, la rabbia e forse anche il coraggio che lo avrebbe portato ad essere un vero campione. Con Adriano abbiamo lavorato su questo aspetto della personalità del personaggio e su come, da quello, Rocco avesse potuto costruire una corazza per proteggere la sua fragilità e inadeguatezza. Quella stessa corazza ha però costituito di fondo una rinuncia a vivere una vita piena, sia sportiva che privata. Sia Adriano che Yann si sono preparati molto. Sono andati in palestra dove, oltre ai difficili allenamenti, hanno ripassato tutti i fondamentali della boxe che fortunatamente già conoscevano. Il solo praticare la boxe non era però sufficiente, bisognava infatti costruire una coreografia per ogni singolo incontro. Volevo che ogni match avesse una distinta valenza e quindi li ho girati e coreografati in maniera differente. Abbiamo avuto come trainer due maestri di boxe di una storica palestra romana e come stunt coordinator gli amici e compagni di tante avventure Franco Salamon e Giorgio Antonini, con cui abbiamo costruito le sequenze degli incontri. Per l’ultimo match abbiamo ingaggiato il vero campione europeo dei pesi medio-massimi Sergey Demchenko uomo dall’apparenza dura, ma invece persona di enorme umanità e disponibilità che ha a lungo incassato i pugni non sempre leggeri del nostro attore, mentre lui li restituiva solo appoggiandoli ma rendendoli ugualmente reali. Nino ha fatto un personaggio molto differente dal solito e da sé stesso. Devo dire però che ci è sembrato giusto usufruire anche della sua verve comica. Ed è per questo che abbiamo messo piccole virgole qui e là che ci servivano per far smuovere Rocco dalla palude in cui si era impantanato e che sicuramente avvicineranno al pubblico al personaggio di Marcello. Credo che Nino si sia divertito a costruire insieme e poi ad interpretare Marcello e attraverso lui a conoscere e rappresentare un mondo, quello della boxe, che non conosceva bene. I personaggi femminili principali in questa storia sono Lara (Nina Torresi) e Monica (Serena Rossi), molto diversi tra loro. Monica, una donna in carriera apparentemente spregiudicata e cinica, doti necessarie per sopravvivere in un mondo maschile come quello della boxe dove porta avanti l’eredita del padre, grande manager e amico di Marcello e Rocco. Serena ha capito perfettamente il personaggio e gli ha aggiunto il suo naturale essere scanzonata e la sua solarità partenopea, dando così più sfaccettature e umanità a Monica. La storia tra lei e Rocco è solamente accennata e coincide con le rispettive prese di coscienza ed il loro liberarsi dalla solitudine in cui si erano confinati. Lara, figlia del proprietario del bar di fronte alla palestra di Rocco, è invece una ragazza ancora immatura e vittima di un padre debole (Augusto Fornari), che subisce la vita ed è incapace di difendere se stesso ed i suoi cari. Lara fa dei piccoli tentativi di ribellione ma non ha la forza di affrancarsi dalla famiglia e dalla difficile situazione finanziaria nella quale l’ha messa il padre. Anche per Lara la svolta verrà dall’incontro e dalla relazione con Ben. La semplicità e la pulizia con cui lui affronta la vita e l’amore, la aiuteranno a crescere ed emanciparsi. Con Nina abbiamo lavorato per creare il giusto look per il personaggio. Ai provini è venuta con dei bellissimi capelli lunghi quasi fino alla vita. Un personaggio angelico quasi uscito da un quadro di Botticelli. Avevamo bisogno invece di una ragazza moderna, che vive in periferia e con molta frustrazione dentro. Per raggiungere questo scopo abbiamo dovuto sacrificare i suoi bei lunghi capelli, povera Nina.. Abbiamo poi lavorato sul personaggio e credo che siamo riusciti a mantenere parte della dolcezza naturale di Nina ma con dei tratti molto più ruvidi. Abbiamo chiesto al grande Patrizio Oliva di interpretare il manager ed organizzatore degli incontri. Personaggio cinico al quale però Patrizio ha donato realtà ed anche il calore proprio della sua personalità. Oltre alla partecipazione come attore, Patrizio ci ha donato tutto il suo bagaglio di esperienze nel campo della boxe. Anche sulle musiche abbiamo fatto un lavoro di integrazione tra lo score che De Luca e Forti hanno saputo creare come sempre seguendo lo stile e il carattere del film ed un rap metropolitano che ci ha aiutato a raccontare l’ambiente della palestra e del quartiere in generale. Abbiamo contattato una piccola etichetta che produce questo tipo di musica ed è stata felice di collaborare con noi. La boxe e gli incontri sono un elemento fondamentale in questa storia, ma non credo che in fondo sia un film sul pugilato. La boxe è semmai metafora della lotta che i nostri protagonisti sono costretti a combattere quotidianamente per ritrovarsi e trovare una collocazione nella società. Ogni incontro doveva raccontare momenti ed emozioni diverse e quindi avere stili diversi. Con la macchina da presa abbiamo cercato di raggiungere lo scopo qualche volta ballando con loro sul ring, qualche volta utilizzando teleobbiettivi e tenendoci quindi più lontani dall’azione. Non solo i nostri attori dovevano imparare la coreografia ma anche tutti noi che ruotavamo intorno a loro. Un bell’esercizio! Abbiamo anche usato velocizzazioni e slow motion. Volevo costruire l’incubo ricorrente di Rocco, l’incontro che aveva segnato la sua vita, con dei flash reiterati durante lo svolgimento della storia. Enzo Carpineta, il direttore della fotografia mi ha aiutato creando un look desaturato e contrastato nel flashback di Rocco che rendesse a tutti subito comprensibile che entravamo nel mondo dei ricordi del nostro personaggio. Per il resto del film invece ha cercato delle atmosfere forti e caratteristiche. Sugli incontri ha lavorato con proiettori puntati volontariamente dentro la lente che davano l’impressione di assistere realmente ai match . Belli anche i chiaroscuri della palestra. Ringrazio la Rai e la produzione che mi hanno dato l’opportunità di fare questa bella esperienza, tutto il cast che ha dato il massimo perché questo film prendesse vita e tutto il cast tecnico. In particolare, Adriana Sabbatini che oltre ad aver scritto la storia è stata anche casting director, il montatore Alessio Doglione e l’aiuto regista Edoardo Ferretti, che hanno fatto di tutto per aiutarmi a raccontarla al meglio.
Marco Pontecorvo