Note di regia di "Ciò che le Nuvole non Dicono"
Il regista non ha cercato un film complesso e ricco di scene spettacolari dal punto di vista tecnico. Ha scelto piuttosto movimenti di camera capaci di raccontare il viaggio in modo dinamico, ma semplice. Lasciando così che fossero i luoghi a parlare. I paesaggi, i colori e l’uso del grandangolo sono gli elementi cardine di questo lavoro.
Frequentissimo l’utilizzo del grandangolo anche per i dettagli. Una scelta che gli ha permesso di lasciare un ampio lo spazio posteriore al soggetto; il protagonista Antony, infatti, si sente perso in un viaggio così ampio e così lontano dalla casa in cui è cresciuto. Spesso si chiede se ce la farà o se si perderà in questo sconfinato mondo visto che viaggia senza meta.
Alcune scene sono state volutamente esasperate con l’utilizzo di colori e di un croma key al limite del possibile.
La figura del subconscio (interpretato dal giovane Leonardo Mason) è fondamentale nello
svolgersi della storia. Antony, spesso in crisi, discute con il proprio subconscio per capire quale sia la strada migliore da percorrere. È un ragazzo dal forte carattere che non si limita a fare delle scelte d’istinto ma ripercorre con il raziocinio ed una consapevolezza notevole per l’età la sua anima più profonda, fino a prendere contatto con l’intimo, con il subconscio appunto.
In questo grande viaggio Antony incontra molte persone che lo aiuteranno e lui aiuterà loro senza però intrecciare in modo permanente o incisivo il loro destino. Sono incontri fugaci o perlomeno così sembrano: la realtà è che Recalchi ha scelto volutamente di sfuggire al banale e di evitare di scivolare nel romanticismo di personaggi stereotipati e di sentimentalismi di facciata.
Anche la figura di Claudio è strana e forse inattesa. Dopo un lungo viaggio arriva il momento in cui due destini si intrecciano. Claudio un personaggio ambiguo del quale non si saprà nulla fino alla fine del film, ma che sarà la chiave di svolta per la storia. Anch’egli sta vivendo un momento difficile, ma decide di superarlo con le proprie forze senza cedere alla tentazione della disperazione.
Il finale del film è triplo e vuole inizialmente lasciare l’amaro in bocca al pubblico per poi fare un passo indietro regalando ciò che lo spettatore vuole: sapere cosa i genitori hanno scritto sul libro che Antony troverà al termine del viaggio.
In tutta questa costruzione narrativa, le musiche sono pensate per fondersi pienamente con le emozioni e con i luoghi di questo viaggio.
Che ha i forti colori della speranza.