Note di regia di "Sicilian Ghost Story"
“Con questo film volevamo una favola in una Sicilia mai esplorata prima, una Sicilia sognata. Un mondo dei fratelli Grimm di foreste e orchi, che collide con il piano di realtà di cui la nostra terra è inevitabilmente portatrice”.
Sicilian Ghost Story è ispirato a un fatto realmente accaduto.
Il 23 novembre 1993, Giuseppe Di Matteo, figlio del “pentito” di mafia Santino Di Matteo, viene prelevato da uomini vestiti da poliziotti nel maneggio che frequenta. Lo convincono a salire in macchina con loro dicendogli che lo vogliono portare dal padre che sta collaborando con la polizia in un luogo segreto. Giuseppe, che non vede il padre da mesi, non se lo fa ripetere due volte. Ha così inizio il sequestro di un ragazzino di 12 anni.
Giovanni Brusca, il capomafia che ha ideato e realizzato il sequestro, è sicuro che Santino Di Matteo, per salvare il figlio, interromperà la collaborazione e ritratterà quanto già verbalizzato nei processi in corso contro di lui, pluriomicida e autore della strage Falcone. Brusca quel bambino lo ha visto crescere essendo amico e boss di Santino Di Matteo. Santino Di Matteo continua però a collaborare con la polizia.
Giuseppe resta per 779 giorni e notti in mano ai suoi carcerieri mafiosi, che lo spostano da un covo all’altro, bendato, incatenato in trasferimenti di chilometri e chilometri per tutta la Sicilia. Una prigionia disperata, senza via d’uscita che si conclude in un bunker sotterraneo in una campagna a 2 chilometri dal paese natale di Brusca e a 20 chilometri dal paese natale del ragazzino. La notte dell’11 gennaio 1996, Giuseppe, ridotto a una larva di una trentina di chili, viene strangolato, il suo corpo dissolto nell’acido.
Siamo entrambi palermitani e questa storia perseguita la nostra coscienza. Giuseppe è un fantasma che rinnova il dolore per l’abominio di cui è stato vittima e la rabbia contro quel mondo all’interno del quale l’abominio si è realizzato. Un fantasma imprigionato dentro una storia senza possibile redenzione.
Un fantasma intrappolato nel buio delle nostre coscienze. Un fantasma da liberare.
La possibilità si è schiusa grazie alla lettura del racconto Un cavaliere bianco di Marco Mancassola. Nel racconto, Giuseppe Di Matteo morendo si trasforma, nella fantasia di una compagna di scuola, in un cavaliere immaginario, una presenza soprannaturale che la protegge. L’intuizione di una collisione fra un piano di realtà e un piano fantastico del racconto ci ha fatto riconoscere gli elementi che da tempo avevamo davanti agli occhi: un fantasma e la colpa di un mondo che sopprime bambini. Elementi per una ghost story.
Una ghost story siciliana e, in quanto tale, sul piano di realtà, favola nera. Una ghost story siciliana e, in quanto tale, sul piano fantastico, favola d’amore. Come diceva Leonardo Sciascia, “la Sicilia è tutta una fantastica dimensione e non ci si può star dentro senza fantasia”.
Una favola che si muove costantemente fra due piani: quello di realtà, la verità antropologica e storica dei fatti, e quello fantastico che, nell’ostinata relazione fra i due protagonisti, dischiude la possibilità del miracolo d’amore che trascende la morte e salva la loro umanità.
Protagonista della nostra favola è Luna, personaggio immaginario. Coprotagonista è Giuseppe, personaggio immaginario, ispirato al vero Giuseppe Di Matteo.
Luna è compagna di classe di Giuseppe, da tempo segretamente innamorata di lui. La storia ha inizio nel giorno in cui Luna trova il coraggio di dichiarare il suo amore a Giuseppe. Poche ore dopo, Giuseppe sparisce. Il silenzio da parte della famiglia e l’indifferenza del mondo che li circonda concorrono nel celare il motivo della sua misteriosa sparizione, alla quale Luna non si rassegna.
La storia risponde all’esigenza interiore di Luna di ritrovare e salvare Giuseppe. È un suo “sogno”. Man mano però che la storia procede, capiamo che non sempre siamo dentro la sua immaginazione. Luna è anche il “sogno” di Giuseppe. C’è una segreta comunicazione fra i due ragazzini, resa possibile dalla lettera d’amore che Luna ha dato a Giuseppe, una comunicazione che da inconsapevole si fa consapevole e permette il loro ricongiungimento. Un ricongiungimento che svela alla fine una dimensione altra che sopravanza i sogni, gl’incubi, la realtà di morte che li circonda, una dimensione grazie alla quale i due ragazzini salvano la propria umanità, la concretissima e indistruttibile realtà delle loro anime.
È nell’amore per Giuseppe che Luna salva la propria umanità. È nell’amore per Luna che Giuseppe, salvando la propria umanità, le salva la vita. Nel nostro film il fantasma di un ragazzino intrappolato nel buio delle nostre coscienze può finalmente sfondarle e liberarsi nel luminoso spazio della vita.
Fabio Grassadonia e
Antonio Piazza