NESSUNO CI PUÒ GIUDICARE - Un film a 45 giri nelle sale italiane
Steve Della Casa continua a raccontare il nostro passato recente. Dopo I "
Tarantiniani", e non solo, dove insieme a
Maurizio Tedesco andava a trovare i registi dei nostri B-movie 60-70 tanto amati, e citati, da Tarantino, in "
Nessuno ci può giudicare" sono la musica popolare e il cinema che ne derivò oltre 50 anni fa, a diventare il soggetto di un documentario storico e sociale.
LA STORIA
L’Italia, dal boom di fine anni 50, consumava musica e cinema come nessuno e allora quale miglior connubio per raccogliere spettatori che creare film musicali con cantanti e canzonette al centro della storia? Nacquero così i cosiddetti musicarelli, sceneggiature leggere, storie d’amore e piccole avventure giovanili, prima legate a un contesto più familiare poi, con la fine degli anni 60, più vicine a qualcosa che assomigliava alla contestazione, senza mai esagerare però…
IL FILM
Della Casa e Chiara Ronchini, che ha curato il montaggio, intraprendono un percorso che racconta il paese attraverso quel cinema che i giovani di un certo tipo seguivano in massa, spostando l’occhio, come sempre accade quando si racconta l’Italia del 60, dalla provincia dei bar frequentati da soli ragazzi che sognavano avventure, alle manifestazioni cittadine di studenti, porta del decennio successivo.
I PERSONAGGI
Da
Rita Pavone a Mal dei Primitives, da Tony Dallara a Shel Shapiro, incontrati ed intervistati per approfondire il racconto di un’epoca dove la gente era disposta a vedere qualsiasi cosa pur di uscire di casa e incontrare il mondo. I produttori di cinema colsero l’occasione, i registi seguirono senza batter ciglio mettendo in cantiere decine di film dove giovani cantanti ed esperti caratteristi vivevano strane storie tra un bacio di
Morandi alla Efrikian e la canzonetta dell’estate.
AMARCORD
L’operazione amarcord c’è tutta, la ricerca di riabilitazione qualitativa per fortuna no, malgrado uno dei pionieri del filone,
Piero Vivarelli scomparso nel 2012 e intervistato nel 2009, cerchi intelligentemente di dare un senso anche al suo lavoro di sceneggiatore e regista.
Ma poi venne l’impegno, il 68, la contestazione. Abiti e cravatte andarono nella spazzatura e i film musicali scomparvero leggeri come era stata la vita, per un breve periodo, fino ad allora.
12/06/2017, 08:57
Stefano Amadio