LYPSO - Un'opera sulla solitudine
L’individuo e le sue sofferenze, respinte ed ignorate ma ugualmente in grado di condizionare la percezione che della vita abbiamo, sono al centro del cortometraggio messo in scena da
Vincenzo Capaldo. "
Lypso," figura malinconica e rancorosa, è emotivamente in bilico tra un sentimento di venerazione per il suo passato da DJ di successo e un presente che, per essere tale, sente troppo lontano e per cui non prova alcun legame. Questa opposizione interiore lo spinge verso un’atarassia nei confronti della realtà, praticamente mai emerge sul suo viso una qualsivoglia emozione e lo stesso si può dire riguardo al tono della sua voce che rimane per lo più pacato, se non per lasciarsi andare talvolta a qualche esternazione di insofferenza e rammarico.
Tutto il corto è incentrato sulla sua solitudine e la sua tacita lotta personale col dolore. Ciò è reso evidente dalle riprese che per la maggior parte del tempo hanno come unico soggetto "
Lypso" e che, solo raramente, lo vedono condividere lo spazio con un altro personaggio e che, ancor più raramente, rivolgono l’attenzione esclusivamente ad altre figure.
Ma alla fine tutto cambia. Sarà l’incontro con una ragazza che gli farà capire ed accettare che il passato è ormai definitivamente alle spalle e che il dolore non può essere vinto, ma deve essere accettato. Panta rei.
16/07/2017, 14:48
Gabriele Nunziati