ORTIGIA FILM FESTIVAL - Giorgio Verdelli e il racconto di Pino
Giorgio Verdelli regista di "
Pino Daniele, il tempo resterà" ha presentato il suo film all’
Ortigia Film Festival nella sezione Vetrina Documentari.
Quanto tempo ha impiegato per ricostruire i materiali del documentario?
“Circa un anno, fortunatamente anche perché avevo già fatto un libro, una compilation e uno speciale televisivo insieme al figlio di
Pino Daniele, circa un mese dopo la sua scomparsa. Io sono particolarmente legato a Pino a livello personale oltre che a quello musicale".
Questa è la tua prima regia cinematografica ma al cinema avevi fatto altre cose?
“Sì, per i casi della vita io ho fatto soprattutto televisione, molte cose musicali in tv, ma proprio con Pino Daniele ho avuto una serie di trascorsi nel cinema, credo fosse il 1983 o 84, ho curato la colonna sonora di "
Mi manda Picone", e il pezzo che canta Lina Sastri nel film “
Assai” è un pezzo che ho trovato io, perché
Pino Daniele non voleva fare la colonna sonora, la fece Tullio De Piscopo, e io gli dissi Pino, tu hai quel pezzo, diamolo a Lina. E divenne un pezzo famoso.
Poi ho curato le musiche de "
L’Amore molesto" di
Mario Martone e "
Blues Metropolitano" di
Salvatore Piscicelli, dove faccio anche un piccolo ruolo da attore, il Dj”.
Il film è uscito in un evento, per tre giorni, ottenendo un ottimo successo.
"Il debutto è stato volutamente non al cinema anche per rispettare l’artista
Pino Daniele, e allora mi con il Comune di Napoli e la Regione Campania e abbiamo debuttato al Teatro San Carlo, dove Pino avrebbe voluto suonare ma non c’era mai riuscito, tranne un’apparizione breve in un concerto di gruppo per
Eduardo De Filippo. Subito dopo è uscito per tre giorni e devo dire immodestamente che si è piazzato al secondo posto nel box office dietro a “La bella e La bestia”. È piaciuto molto, oltre le nostre aspettative".
Quel era la particolarità di Pino Daniele, personale e della sua musica?
“Sperimentare e mettersi in gioco ed essere contro corrente, ma credo che questa sia una caratteristica tipica dei grandi artisti. Quello che ho seguito è un percorso emozionale, perché non ho fatto la biografia ma qualcosa che gli assomiglia. Ho voluto mostrare l’importanza della musica di
Pino Daniele per una generazione, che la nostra, ma anche quelle più giovani che hanno capito che si poteva fare musica al sud, inventando un sud diverso e creando un grande orgoglio mediterraneo.
21/07/2017, 12:52
Stefano Amadio