MARIO BALSAMO - La Mamma su Mamma Rai
Il tuo film approda a Raiuno, domenica 13 agosto, alle 23.40. Certo, un orario non accessibilissimo, ma è una bella soddisfazione per un film documentario.
"La mamma va dalla… Mamma (Rai)! Sì, è una soddisfazione perché la Rai ha segnato molte tappe importanti del mio cammino professionale ed è una seconda genitrice! In questo caso è in quota (con RaiCinema) nella produzione del film e ora permetterà a "
Mia Madre fa l’attrice" di avere una platea ampia e variegata. Per me della mia generazione la Rai rappresenta ancora una tappa importante di verifica di come questo ‘oggetto strano’ viene recepito dal pubblico televisivo, dopo la buona accoglienza ai festival e nelle sale cinematografiche. Ed è interessante come queste programmazioni abbiano poi un riverbero di commenti sui social, garantendo una seconda vita al lavoro. Grazie, Mamma!"
Come è stato dirigere tua madre?
"Non so bene chi ha diretto chi!... E’ stato impegnativo, sempre a livello emotivo, ma
Silvana Stefanini (al secolo: mia madre) di fronte alla telecamera ci sta un gran bene, sempre che la si lasci improvvisare. Per cui io generavo delle ‘messe in situazione’, dopo il ciak partivo con le provocazioni su alcuni argomenti ma dove lei avrebbe portato la scena e gli argomenti nessuno lo sapeva, forse nemmeno lei! Per il resto l’assunto del film (visibilmente confermato) è che non esiste in Silvana alcuna differenza possibile tra l’attrice e la madre (attenzione: questa non è una critica)".
Come è stato, invece, scindere te stesso tra attore e regista?
"Difficile. Quando entravo in scena, dopo le riunioni di regia con la troupe, dovevo cacciare il cineasta e fare spazio all’interprete di me stesso. Uno sdoppiamento non facile quando si tratta di temi reali che riguardano la propria vita. E poi a volte vivevo condizioni di ‘imbambolamento’ di fronte all’imprevidibilità, rimasta ancora intatta, di una donna (che sa anche molto di cinema). Per fortuna queste mie paralisi espressive ad alcuni hanno ricordato una citazione della fissità di Buster Keaton, mio adorato (e immeritato) punto di riferimento. E quindi, ben venga!"
Tu sei regista documentarista da sempre. Anche se tu attivi occhieggi alla finzione, come si comporta il cinema con la realtà?
"Innanzitutto, non c’è un atto di registrazione della realtà, c’è invece operazione continua di trasformazione e trasfigurazione dellE realtà, e una delle realtà è proprio l’autore, che si mette, come nel mio caso, costantemente in gioco. Nell’intrecciarsi di piani rientra anche la confusione, per me poetica, tra il vecchio binomio: realtà/finzione (che ormai dovrebbe essere superato parlando di diversi, paritetici, gradi del reale)".
Pensi che passerai mai del tutto al cinema di finzione?
"Non vedo questa contrapposizione, piuttosto un fatto di piatti di una bilancia. Potranno tendere di più verso la ‘finzione’ (come sta succedendo sempre di più, anche in questo soggetto che sto scrivendo adesso per il mio ultimo film) ma senza mai abbandonare le sane interferenze di una realtà impertinente e ingombrante, seppur fascinosissima: esattamente come mia madre!"
01/08/2017, 10:29
Natalia Giunti