MATTIO - Il progetto presentato a Venezia


MATTIO - Il progetto presentato a Venezia
La presentazione di "Mattio" a Venezia
In occasione della 74^ Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, è stato presentato al pubblico, alla stampa e agli addetti ai lavori il progetto di film tratto dal romanzo “Marco e Mattio” dello scrittore Sebastiano Vassalli.

Breve sinossi: in un’epoca di profonda decadenza, alla fine del 1700, nasce Mattio Lovat, emblema di una umanità che vive ai margini. Costretto a girovagare come ciabattino e cibandosi esclusivamente di polenta, Mattio giungerà ad un tragico epilogo, nella convinzione di essere il nuovo Cristo salvatore.
Ispirato dal delirio religioso di Don Tomaso, Mattio si libera di quella parte del corpo che tanto lo fa dannare e lascia per sempre la sua nativa Val di Zoldo. Il calvario di Mattio appare quasi un quadro dantesco, dove lo zattiere - Caronte traghetta Mattio in un altro mondo, la Venezia ormai povera, spoglia e affamata, pronta ad accogliere un nuovo tragico figlio.

La storia si svolge sulle Dolomiti, una location carica di una monumentale bellezza, che da sempre ha attirato una moltitudine di viaggiatori e di scrittori, come fonte di innumerevoli interpretazioni scientifiche ed artistiche dei loro valori. La valle di Zoldo è parte integrante delle Dolomiti bellunesi, uno dei nove sistemi dolomitici dichiarati patrimonio dell’umanità.

La Val di Zoldo, in cui svolge la storia, ha un’anima e un carisma che possono essere colte e apprezzate attraverso la rappresentazione dei suoi protagonisti, perché sono gli zoldani, la cui vita, inesorabilmente intrecciata con l’iconografia montuosa, costituisce un efficace e poetico polo attrattivo della Valle. Non è un caso che il celebre regista statunitense Terrence Malick abbia scelto le Dolomiti bellunesi come location per diverse scene del suo prossimo film “Radegund”. Come non è un caso che la Jolefilm di Marco Paolini, con Rai cinema, abbia ambientato il film “La pelle dell’orso” nella Val di Zoldo. Caratteri ribelli, spigolosi di uomini che non si arrendono e si stagliano come le cime sublimi delle loro montagne.
La valle, con la sua bellezza e la sua anima, viene vista attraverso l’identificazione con i protagonisti della storia, arrivando al cuore degli spettatori e innescando un inevitabile processo di curiosità per il territorio.

“Mattio è apparso da subito nel mio immaginario – dice l’autore del film - inserito nel suo tempo, ma grandemente vicino al mio. Mattio si è rivelato un eroe moderno che si ferisce nella quotidiana battaglia con la vita, infoltendo l’esercito dei vinti. Affascinato dall’opportunità di poter
raccontare, attraverso i suoi occhi, la parabola di vita che ha trascorso, in un crescendo
di sofferenza e rabbia dati dal non riuscire a trovare la strada per elevarsi e lasciare una traccia di sé al mondo. Perché la follia e il mal di vivere, latente in ogni essere, rende l’esistenza di Mattio un unico atto d’amore verso chi non si arrende e traccia un’esistenza che ha come fondamento primo la passione per la vita. All’interno della narrazione filmica il mio intento è di invitare lo spettatore a cambiare registro di osservazione, allontanandosi dalla realtà condivisa dai “sani”, voluta dai cliché, da una morale spesso vana e infeconda, per lasciarsi prendere per mano ed entrare negli occhi e nella mente di Mattio. Con la narrazione filmica della vita di Mattio Lovat, mi riferisco a un pubblico eterogeneo, a tutti gli impavidi esploratori che non hanno paura di entrare nei propri inesplorati sentimenti”.

02/09/2017, 12:37