VENEZIA 74 - "Evviva Giuseppe", in memoria di Bertolucci
Ci sono figli o fratelli d'arte che vivono il successo dei familiari come un dramma. Il proprio cognome diventa pesante come un macigno, e riuscire ad esprimersi in modo personale e autentico appare quasi impossibile.
Ma non è questo il caso di Giuseppe Bertolucci, cui Stefano Consiglio ha dedicato il suo "
Evviva Giuseppe", presentato a Venezia nella sezione Classici.
Figlio del poeta Attilio e fratello di Bernardo, al fianco del quale iniziò a toccare con mano la macchina-cinema nel ruolo di assistente alla regia, Bertolucci realizzò in carriera oltre trenta film, non rimanendo mai ancorato ad un'unica idea di cinema, ma passando continuamente dalla pellicola di finzione al documentario, dallo sceneggiato per la tv alle riprese di spettacoli teatrali.
Tanti i contributi che rendono omaggio all'autore che sin dal'esorsio con "Berlinguer ti voglio bene" seppe stupire un pubblico che nel tempo gli si affezionò come si fa come con un amico, parole che ne restituiscono la validità professionale e umana.
Non c'è un solo istante in cui Bernardo non faccia riferimento alla loro infanzia voltando lo sguardo nel vuoto, immerso in ricordi stracolmi di tenero affetto, che si mescolano alla malinconia di un fratello perso prima del dovuto.
Un regista capace di raccontare con ironia e poesia i cambiamenti politici e culturali della società che lo circondava, ma anche un araldo della salvaguardia della memoria cinematografica, che ha contribuito a rendere la Cineteca di Bologna quell'eccellenza riconosciuta a livello internazionale
Ma soprattutto un talent scout, dotato di grande fiuto per i fuoriclasse. E proprio la sua creatura più affezionata, il Roberto Benigni che a metà degli anni '70 fu per lui "Cioni Mario di Gaspare fu Giulia", regala al documentario di Consiglio un finale sincero e commovente, un atto d'amore per un amico speciale che tanto ha donato all'attore fiorentino e a tutti gli amanti del buon cinema.
04/09/2017, 17:01
Antonio Capellupo