CONSIGLIO FEDERALE DELLA FIC LXV - Il 22 e 23 settembre a Bergamo
Il Convegno di studi cinematografici annualmente organizzato dalla
Federazione Italiana Cineforum si occuperà quest’anno, il 22 e il 23 settembre 2017, di un genere specifico, spaziando in ambiti espressivi diversi, quantunque paralleli e spesso connessi tra loro. Il genere è quello del “giallo”, termine tutto italiano per indicare quelle storie che, fra morti e commissari, crimini e indagini, hanno come soggetto il vasto campo della narrativa poliziesca sia essa d’azione o di detection più speculativa (à la Sherlock Holmes, per intenderci), nelle sue più varie modalità di racconto.
La scelta del tema non è senza motivo. Quest’anno, infatti, il convegno si svolgerà nel quadro della prima edizione di una nuova rassegna organizzata dall’Associazione Bergamo Film Meeting Onlus, A Shot in the Dark, indirizzata a promuovere il Fondo Simenon di cui BFM è proprietario grazie al lascito, nel 2003, da parte del professor Gianni Da Campo, uno dei massimi studiosi ed esperti italiani dell’opera del grande scrittore. La manifestazione comprenderà proiezioni e altre iniziative e una partnership anche con il Centre d’études “Georges Simenon” de l’Université de Lièges.
Le due giornate del Convegno vedranno susseguirsi nella sala dell’Auditorium di Piazza della Libertà, da alcuni anni divenuta la sede abituale dei nostri incontri, nove relatori, distribuiti tra il pomeriggio di venerdì 22 settembre e l’intera giornata di sabato 23.
Il primo intervento, di Giuseppe Previtali dell’Università di Bergamo, prenderà il suo spunto di partenza da un dettaglio significativo presente in Profondo rosso (Dario Argento, 1975) per rileggere la produzione del giallo italiano di quel decennio concentrandosi in particolare sulla ricorrenza di assassini e sospettati presentati come portatori di identità di genere subalterne: aspetto non casuale in un momento storico in cui le barriere del visibile iniziano a farsi più permissive e sempre più diffusi i discorsi su potere, sessualità e identità.
Seguirà, sempre nel contesto del giallo italiano dei ’70, un’ analisi di Giovanni Memola (Università di Winchester, GB) sulle modalità con cui la figura femminile ne diventa un elemento-chiave, sia quando veste in molti casi i panni del detective sia quando è vittima predestinata, bersaglio spettacolare di sadiche e immani violenze: uno sguardo d’insieme su questa ambivalenza alla luce di fatti storici e sociali come l’emancipazione femminile ma anche la diffusa cultura di violenza domestica e di genere.
A chiudere il pomeriggio di venerdì sarà Matteo Pollone (DAMS di Torino, Scuola Holden), che si occuperà di un contesto espressivo e tematico del tutto diverso: il fumetto e gli adattamenti, in tale ambito, dell’immaginario holmesiano formato dai racconti e dai romanzi di Conan Doyle; in particolare il lavoro di Giancarlo Berardi e Giorgio Trevisan per la rivista «L’Eternauta» a partire dal 1986, nel suo rapporto con quello di altri autori di fumetti, italiani e internazionali.
Il mattino di sabato inizierà con la relazione di Roberto Chiesi (critico cinematografico, assiduo collaboratore di «Cineforum», responsabile del Centro Studi – Archivio Pasolini della Cineteca di Bologna): al centro del discorso la “poetica della sconfitta” nell’universo narrativo di Jean-Claude Izzo, la rielaborazione originale degli stilemi tipici del noir operata da questo grande scrittore e gli adattamenti cinematografici e televisivi che ne sono seguiti, tra fedeltà e tradimenti.
Roberto Manassero, caporedattore dell’edizione on-line di «Cineforum», collaboratore del settimanale «FilmTv» e consulente alla programmazione del Torino Film Festival, proporrà poi un’analisi del rapporto tra immagine e parola, cinema classico e cinema della modernità, letteratura postmoderna e cinema della crisi, muovendo dal “dialogo” tra Paul Thomas Anderson e Thomas Pynchon per Vizio di forma (film, 2014; romanzo, 2009) e quello tra Robert Altman e Raymond Chandler per Il lungo addio (film 1973; romanzo, 1953).
Ancora il rapporto fra letteratura e cinema, questa volta nel contesto italiano contemporaneo, nella riflessione di Nuccio Lodato (critico, collaboratore di «Cineforum», ex docente di Storia e critica del Cinema all’università di Pavia, è stato coordinatore della giuria del Premio Ferrero e condirettore del festival della critica Ring!); questa volta il riferimento è l’opera di Giancarlo De Cataldo con la proliferazione di film e successive serie tv, secondo una fenomenologia che insieme riflette e in parte provoca le radicali trasformazioni in corso nella produzione, distribuzione e fruizione del cinema.
Nel pomeriggio, aprirà i lavori Anton Giulio Mancino (attivissimo critico cinematografico, assiduamente presente su «Cineforum», docente di cinema presso l’Università di Macerata), parlando della “scrittura politico-indiziaria” (scrittori italiani di riferimento come Gadda, Sciascia, Pasolini; tra i registi, Francesco Rosi, Petri, Bellocchio), intesa come scrittura che si rivolge a un tipo di lettore o di spettatore in grado di cogliere determinati indizi politicamente rilevanti in circostanze in cui la verità, evidente, processualmente acquisita è purtroppo indicibile.
Sarà la volta, a seguire, di Emanuela Martini (impossibile sintetizzare in poche righe il suo lavoro e la sua carriera in ambito cinecritico: basti citare il suo ruolo storico di redattrice di «Cineforum», la sua direzione a «FilmTv», il ruolo di selezionatrice rivestito per la Mostra del Cinema di Venezia, in passato, e quello attuale di direttrice del Festival di Torino dal 2014): nel contesto britannico, a partire da nomi come Maugham, Greene, Le Carré, per continuare con Fleming, Philby e “i cinque di Manchester”, la sua ricognizione si occuperà di quella letteratura che ha avuto le sue radici concretamente nel mestiere della “spia”, dell’agente segreto e che ha dato origine, nel genere, ai migliori titoli del secolo scorso (e al cinema che a essi si è ispirato).
Chiuderà infine i lavori del convegno l’intervento di Dick Tomasovic, dell’Università di Liegi, che si occuperà – last but not least – dello scrittore intorno alla cui opera si muove l’intera manifestazione e che non poteva mancare quale oggetto di analisi e riflessione in un intervento a lui espressamente dedicato: Georges Simenon, naturalmente, a proposito del quale il relatore si concentrerà dapprima su un rapido panorama degli adattamenti cinematografici dai suoi romanzi, per poi approfondire alcune figure e aspetti dei film più emblematici.
14/09/2017, 12:24