LA MUSICA DEL SILENZIO - Dall'infanzia alla Gloria
Ispirato all’omonimo libro scritto dal tenore, che però decide di raccontarsi parlando di sé in terza persona attraverso lo pseudonimo di Amos Bardi.
Come spiegato dallo stesso Bocelli, che fa un cameo all’inizio del film, il nome Amos è il nome che, se avesse potuto, si sarebbe dato alla nascita, mentre Bardi perché lo ritiene un bellissimo cognome toscano.
Il racconto si apre con l’immensa gioia dei genitori per la nascita del loro primo figlio. Tuttavia, questa esplosione di sentimenti positivi si rivela essere una fragile parentesi, che viene bruscamente interrotta dalla scoperta dell’ipovisione di cui il piccolo è affetto. La sua vita si prospetta essere una battaglia fin dai suoi esordi.
Questa malattia e la successiva totale cecità, causata da una pallonata al volto all’età di 12 anni, sono il fulcro centrale del film e dell’intera esistenza di Amos.
La quotidianità è una sfida continua per la conquista della normalità. “Se voglio essere come gli altri devo essere molto meglio di loro”, queste parole, rivolte al padre in un momento di frustrazione, sono dettate dalla piena cognizione della sua condizione e rivelano la forte consapevolezza di quanto asserisce. Amos, perciò, si sente in una guerra personale e costante con la realtà di tutti i giorni che non è disposto perdere.
Fra alti e bassi, fra soddisfazioni e delusioni, con caparbietà e testardaggine continua a lottare per il suo sogno, ma per ogni passo in avanti il vento lo sospinge due indietro. In un solo istante, però, una telefonata gli cambierà l’esistenza facendogli fare un netto salto dentro la storia della musica.
Se oggi abbiamo il piacere di ascoltare
Andrea Bocelli, lo dobbiamo probabilmente anche alla grave invalidità con cui condivide i suoi giorni fin da bambino. Infatti, l’idea che la rappresentazione cinematografica del libro trasmette è che la cecità sia stata, per lui, un ostacolo diventato un punto di forza, fondamentale per dargli la spinta necessaria a mutare il proprio atteggiamento nei confronti del mondo.
Un handicap che lo ha reso prematuramente consapevole di quanto sia ardua la strada per la conquista dei propri desideri, un handicap che gli ha insegnato non solo a non arrendersi, ma anche, col passare del tempo, ad assaporare le emozioni in una maniera diversa, più profonda ed emotiva.
Gabriele Nunziati19/09/2017, 16:29