Note di regia de "Il Velo di Maya"
Per Schopenauer la realtà visibile è un illusione, e nulla ci dice che la realtà non sia un sogno....
“IL VELO DI MAYA”, sarebbe l'opera seconda di Elisabetta Rocchetti, ed è una commedia romantica che vuole raccontare con grande auto-ironia, la crisi di una donna caduta in depressione.
La malattia seppur considerata come tale, viene affrontata con un certo umorismo tragico – comico, dal momento che il personaggio che ne viene colpito, appena trova i giusti stimoli, reagisce e ricomincia a vivere.
Anna è depressa.
Le medicine che prende regolarmente e la psicologa, che tra l’altro la scambia per un’altra paziente, non le danno nessuno giovamento e l’unica cosa che da un senso a questa dissolutezza è l’illusione di sentirsi amata da una persona che vede solo lei. Il suo incontro con il Mago imbroglione le darà uno slancio vitale che la porterà ad avere una nuova consapevolezza interiore, il passato è passato, bisogna andare avanti.
Il personaggio del sensitivo incarna in pieno la parodia della malattia della depressione, basta avere fiducia in se stessi anche se indotta dall’esterno, per poter reagire. Questo film vuole raccontare, in maniera leggera, sotto forma di commedia, una generazione viziata che ha come comune denominatore il rischio di cadere nel terribile baratro del male oscuro della depressione e cerca di proporre, in maniera spettacolare e cinematografica, una possibile soluzione.
Elisabetta Rocchetti