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LUCCA COMICS 2017 - Paolo Mottura, il cinema diventa Disney


Intervista al fumettista autore di "Metopolis", adattamento disneyano di "Metropolis" di Fritz Lang con protagonista Topolino.


LUCCA COMICS 2017 - Paolo Mottura, il cinema diventa Disney
Il fumettista Paolo Mottura
Se c'è un personaggio dei fumetti, che da decenni è vero protagonista di parodie e adattamenti di capolavori del cinema in chiave disneyana, quello è senz'altro Topolino.
Paolo Mottura incontrò il topo dalle grandi orecchie per la prima volta sul finire degli anni '80, divenendone uno dei più celebri disegnatori ufficiali.
Lo abbiamo incontrato in occasione del Lucca Comics & Games 2017, dove presenta "Metopolis", adattamento a fumetti di Metropolis di Frtiz Lang, realizzato con Francesco Artibani.

Proprio quest'anno ricorrono i novant'anni di quella pietra miliare della storia del cinema che è "Metropolis", un cult che ispirò intere generazioni di registi di film di fantascienza. Topolino gli rende omaggio con un volume che lo vede aggirarsi per la futuristica città di "Metopolis". Come è nato il progetto editoriale?
E' arrivato in un momento in cui la Disney ha deciso di riproporre delle parodie di opere famose, letterarie e cinematografiche. Sono un grande appassionato di cinema, e anche se paradossalmente la fantascienza mi interessa meno, alcuni classici come "Metropolis" mi hanno fatto sognare e dal punto di vista visivo mi hanno colpito fin da quando ero giovanissimo. E' stata mia la proposta di adattarlo a fumetti, ne ho parlato con Francesco Artibani con cui avevo appena realizzato "Moby Dick", e si è dimostrato entusiasta. L'unica cosa che si frapponeva fra questa decisione e la realizzazione effettiva è stato il fatto che in redazione ci sono sempre molte cose da fare. Abbiamo dovuto attendere il momento giusto, ma dopo molti anni siamo poi riusciti a far passare il progetto e finalmente "Metopolis" ha visto la luce.

Uno degli elementi più interessanti degli adattamenti della Disney, è che il personaggio "cinematografico" riesce comunque a mantenere le stesse caratteristiche di quello disneyano, penso allo humour di Pippo, al coraggio di Topolino o alla scaltrezza di Gambadilegno. E' dunque Pippo a diventare il lavoratore di fabbrica o viceversa, è la Disney che va verso il cinema o il contrario?
E' un discorso un po complicato perchè nelle storie originali i personaggi della Disney hanno delle caratteristiche e dei ruoli ben definiti, e si sa benissimo cosa possono o non possono fare. Nel momento in cui dobbiamo adattarli ad un'opera già esistente si mette in atto una forzatura, che può essere pericolosa se il personaggio è così forte e la sua caratterizzazione rischia di indebolirsi molto. Gli fai fare delle cose che non appartengono al suo universo, quindi bisogna trovare un po la quadra, la via di mezzo che permetta di adattarlo al racconto senza forzarlo troppo. Poi ci sono personaggi come Topolino che sono poco malleabili, perchè sono così definiti e strutturati che quando li vai a modificare non sono più loro, e altri come Pippo a cui puoi far fare di tutto e rimangono bene o male sempre gli stessi. A volte ci sono anche degli azzardi che vengono fatti, che diventano dei giochi con i lettori. Davanti ad una parodia il lettore capisce implicitamente che non si tratta di una storia normale e quindi l'attore che ha conosciuto in un altro contesto sta recitando una parte non sua.

Quando si parla di Topolino, si tende a pensare al primo fumetto che si legge da bambini. Poi in una storia come questa, così come nel film originale, si legge di feriti sul lavoro, di capitalismo sfrenato o di libertà di pensiero.Temi politici ed etici di grande importanza, che possono arrivare solo ad un grado di lettura più alta, così "Metopolis" appare più come una graphic novel per adulti. Oggi Topolino a che pubblico vuole parlare?
Come dici tu, deve necessariamente continuare ad essere un fumetto con diversi livelli di lettura. E' un'opera che ha attraversato i decenni, una guerra mondiale, e se ci pensi Topolino andava con l'aereo a bombardare i territori nemici. Sono successe queste cose in tempi in cui c'era molta censura, storie molto serie, impegnative e schierate. E' vero che deve essere un fumetto per famiglie, ma può esserlo anche per una fascia di lettori più smaliziati, con altre esigenze. Negli anni '90 ci fu ad esempio l'esperienza di PK, un fumetto nato per adolescenti alla ricerca di quelle caratteristiche tipiche del cinema di supereroi o di fantascienza, che funzionò molto bene. Questo non ha impedito che in parallelo continuasse ad uscire il tradizionale Topolino o Paperinik, con le storie domestiche o commedie molto leggere. Noi che disegnamo è vero che lo facciamo anche per bambini, ma siamo adulti, e se possiamo dedicarci ad un pubblico più grande e con un fumetto più impegnato siamo parecchio contenti.

Proprio in questi giorni l'editore Giunti ti ha dedicato il volume "Disney d'Autore. I miti del cinema di Paolo Mottura", che raccoglie molti dei tuoi adattamenti dal cinema, come La dolce vita, Via col vento o Il buono, il brutto e il cattivo. Nel passaggio dal libro al film in genere sorge il problema del tradimento. E' un problema che anche a te capita di doverti porre?
E' un problema che si deve porre prima di tutto lo sceneggiatore, in quel caso restituire un'immagine per me è il compito meno gravoso. Nel caso di "Metopolis" devo dire che la sceneggiatura ricalcava abbastanza fedelmente quella del film di Lang, e per me era importante rendere quelle atmosfere cupe, tetre e quel senso di oppressione. Altra cosa è stata ad esempio "Moby Dick", un pò più aleatoria in quanto il film di riferimento non è così importante da aver preso il sopravvento sul romanzo. L'importante è leggere l'opera di riferimento e cercare di coglierne lo spirito, per poi adattarla all'universo Disney. Cerco sempre di farmi guidare dalla mano e dall'intuito, cercando di non farmi troppi problemi e a non pensare alle aspettative dei lettori o alle critiche che mi potrebbero piombare addosso a lavoro finito. Dobbiamo lavorare a modo nostro, perchè altrimenti si rischia di snaturare se stessi, che è la cosa peggiore che ci sia. Operare con la mano frenata è comunque un male, quindi tanto vale andare a ruota libera, rischiare e sperare che vada tutto bene!

04/11/2017, 11:52

Antonio Capellupo