Note di regia di "La Strada di Casa"
Mi sono chiesto cosa mi succederebbe se mi risvegliassi da un lungo coma e avessi cancellato gran parte della mia memoria. Mi sono chiesto a cosa mi sarei aggrappato per trovare la forza di vivere la mia seconda vita. Come uomo e regista sono partito dal cuore di questa emozione per poterla raccontare con una scrittura che non perdesse mai di vista questa suggestione. La vita che ci sfugge, piena di verità nascoste, di cose non dette. Una vita fragile che ci inganna, una vita contorta eppure così attaccata a se stessa. Tutto inizia in una notte di tempesta, tutto inizia con un omicidio.
Chi è morto? Perché? Chi è l’assassino?
Un mistero che avvolgerà e sarà motore di tutta la serie. Sei serate legate tra loro come un unico grande racconto, una nuova serie nella quale tutti noi abbiamo lavorato per tenere intrecciati in un giusto equilibrio due generi classici: il noir e il melò, inseriti in una grande saga familiare. La terra - la serie è quasi completamente girata nella campagna torinese - è protagonista a tutti gli effetti. È testimone del succedersi delle stagioni che scandiscono il nostro racconto.
Il raccolto del mais prima, l’agricoltura biologica dopo. Per me quella terra è stata una sfida che ho vinto non senza difficoltà. Infatti mentre l’arco narrativo si sviluppa in più stagioni io ho girato solo in un’estate, in una torrida estate, dove neve, vento e pioggia dovevano mutare quelle distese di terra assolata. A pensarci bene, credo che la parola che meglio racchiuda il senso di questa serie sia proprio la SFIDA. Quella che costringe tutti i protagonisti a fare i conti con il proprio passato e con quella vita che - se la vuoi guardare negli occhi – ti obbliga a metterti a nudo fino in fondo per vincere le paure e per ritrovarti. Una gran bella sfida da non perdere.
Riccardo Donna