LA FORZA DELLE DONNE - Rima Karaki: "Le donne
possono scuotere l’opinione pubblica"
Prende l’avvio, emblematicamente dalla Stampa Estera in Italia, il tour de "
La Forza delle Donne", il documentario di Laura Aprati e Marco Bova che racconta uno straordinario viaggio fra le donne tra Iraq, Siria e Libano. Come ha precisato in apertura dell’incontro Paolo Botturini, della segreteria della FNSI, questo lavoro testimonia il valore del documentario come strumento per il racconto della realtà. Un modo di parlare di donne profondo, lontano dalla futilità che ci circonda, ha precisato Alfredo Tesio, facendo gli onori di casa della Stampa Estera.
Ospite d’eccellenza della conferenza
Rima Karaki, celeberrima giornalista libanese, fra le voci del documentario. A moderare il panel Luisa Betti Dakli che, immediatamente dopo la proiezione, ha aperto con la lettura di un saluto della Ministra Valeria Fedeli che ha ricordato, fra le altre iniziative, la lotta compiuta contro la violenza sessuale come strumento di guerra. E la capacità di resilienza delle donne in zone di guerra. Laura Aprati ha voluto sottolineare come queste donne dei campi profughi siano protagoniste di uno sforzo tenace e straordinario per portare avanti in dignità la vita quotidiana.
Rima Karaki, dopo aver ringraziato Laura e Marco per questo film, partecipare al quale le ha dato un’emozione profonda, ha sottolineato l’importanza del ruolo delle donne nelle zone di guerra e non solo. Come donne lontane dal campo di battaglia possiamo comunque offrire un prezioso punto di vista pe sensibilizzare, per fare cultura. Dentro e fuori dagli eventi. Posso affrontare questi problemi come giornalista, ma posso soprattutto raccontare questi drammi come madri, in modo che i nostri figli possano a orientarsi e avere gli strumenti. Come possiamo affrontare i problemi delle persone nei luoghi di guerra, perché tornino alle loro case come luoghi di pace: facendo cultura. Se rimaniamo in silenzio contribuiamo alla diffusione dell’ingiustizia e la responsabilità è di ciascuno di noi
Gianfranco Cattai, Presidente della Focsiv, ha sottolineato che un lavoro come questo ha il valore di restituire credibilità alle numerose Organizzazioni di volontariato che operano in questo territorio, in un periodo di screditamento totale della loro attività. Ha anche ribadito il valore delle donne ovunque, ma soprattutto in queste zone che spesso in questi contesti riscoprono energie inusitate, capacità nascoste di grande valore anche economico oltre che sociale.
Paolo Botturini, intervenendo nel panel, e ricordando Rossellini, che diceva che è importare mostrare e non dimostrare, che questo documentario è la prova di come dovrebbero essere fatti i documentari di inchiesta. E riporta alla ribalta il tema della responsabilità dei giornalisti che dovrebbero essere sempre consapevoli che il vero editore di riferimento dovrebbe essere il cittadino e non qualche e qualsiasi gruppo di potere. Paolo Borrometi, giornalista e Presidente di Articolo21, ha sottolineato il valore del racconto: che non è solo e mero rendiconto, ma strumento per restituire la realtà del vissuto del teatro di guerra. Spesso il ruolo centrale delle donne nella società si perde proprio nella narrazione dei giornalisti, qualche volta anche delle giornaliste. In chiusura, Marco Bova, su sollecitazione di Luisa Betti Dakli, ha ricordato l’importanza dell’incontro fra generazioni, la sua e quella di Laura Aprati, che ha evitato un rischio importante quando si parla di drammi di questo tipo: la banalizzazione. E ha chiuso il suo intervento ricordando due giornaliste morte proprio per raccontare al mondo intero il dramma di quelle popolazioni:
E le sue protagoniste sono anche le giornaliste che hanno documentato, raccontato, fatto conoscere al mondo intero il dramma di quelle popolazioni: Shifa Gardi, inviata di Rudaw Tv, morta per l’esplosione di una mina il 27 febbraio 2017 ad una settimana dall’inizio dell’offensiva a Mosul Ovest. E Veronique Robert, inviata di France 2, morta il 24 giugno 2017 sempre a Mosul Ovest e sempre per l’esplosione di una mina, a qualche giorno dalla liberazione della città.
16/01/2018, 17:52