L'IMMAGINE E LA PAROLA - Quattro film sull’universo
donna alla sesta edizione


L'IMMAGINE E LA PAROLA - Quattro film sull’universo donna alla sesta edizione
Les Gardiennes
Si è conclusa in questi giorni la sesta edizione de L’immagine e la parola evento primaverile del Locarno Festival. Tre giorni di proiezioni, incontri e atelier che hanno avuto come soggetto l’universo femminile e in particolare il tema della maternità. Le voci donne si sono espresse in 4 lungometraggi : What Ever Happened to Baby Jane di Robert Aldrich (1962), Figlia mia di Laura Bispuri, film passato all’ultima berlinale, Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli, premiato a Venezia 2017 e ai David di Donatello e l’inedito Les Gardiennes di Xavier Beauvois (Francia). I quattro lungometraggi sono stati debitamente apprezzati. La partecipazione di pubblico, nel rinnovato Gran Rex, ha registrato in totale oltre 1500 spettatori. Numerosa anche l’affluenza per gli eventi paralleli.

Les Gardiennes, che nella traduzione italiana potrebbe essere Le custodi, che in questo caso sono donne che preservano le tradizioni familiari di una regione rurale della Francia in un periodo particolare, quello che va dal 1915 al 1920 quando gli uomini erano in guerra per difendere “la Patria”. Xavier Beauvois è un regista atipico e autodidatta che sa osservare i fatti della vita degli individui, delle collettività e trasporli in immagini che toccano i sentimenti degli spettatori e fanno nascere emozioni. Il suo linguaggio cinematografico è un insieme armonico di parole ed immagini pittoriche, sovente lirico che va all’essenza della narrazione.

Il successo più importante della sua carriera di regista l’ottiene nel 2010 al Festival di Cannes con Uomini di Dio (Des hommes et des dieux) che vince il Grand Prix delle Giuria. Il lungometraggio ottiene un sorprendente riconoscimento del pubblico in particolare quello francese, rimanendo in testa agli incassi per quattro settimane consecutive e raggiungendo i tre milioni di spettatori. Les Gardiennes è l’adattamento lirico, ma realistico allo stesso tempo del romanzo di d’Ernest Pérochon che aveva già ispirato il cineasta Henri-Georges Clouzot. Il racconto ha inizio nel 1915 nella campagna francese, dove nell’assenza degli uomini, che muoiono al fronte, le donne e gli anziani mandano avanti le fattorie.

Filmato come un dipinto con svariate tonalità di colori, Les Gardiennes, che ricorda L’albero degli zoccoli di Ermmanno Olmi, è la cronaca della durezza del lavoro agricolo, del coraggio, delle passioni, della costanza di contadine nel ruolo di protagoniste, scandita dal passar delle stagioni e animata dalla continua apprensione per le vite degli uomini in guerra. L’anziana e autoritaria Hortense (un’eccellente Nathalie Baye), sua figlia Solange e la giovane e spontanea Francine sono le protagoniste di questa saga agricola nella quale le parole, non molte, scandite con ritmo “atemporale” creano, in sintonia con la natura, atmosfere nostalgiche di una felicità mai esistita.

26/03/2018, 08:35

Augusto Orsi