Note di regia di "In un Giorno la Fine"
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In un giorno la fine" è un esperimento. Riuscire a raccontare una storia di tensione, paura e suspense rimanendo chiusi tra le quattro mura metalliche di un ascensore. Un progetto complicato e a volte ostico ma sicuramente molto divertente e stimolante. I film con un’unica location mi sono sempre piaciuti. Darsi un enorme limite per poter creare qualcosa di originale. Penso che “In un giorno la fine” sia un buon esempio per questo genere cinematografico. L'idea era quella di rinchiudere un personaggio in una piccola “ambientazione” per poi far dimenticare al pubblico (dopo 10 minuti) che il film è “solo lì”. Solamente grazie ad una buona sceneggiatura si può ottenere questo risultato. In fase di scrittura è necessario mantenere alta la concentrazione sul personaggio e sulle “disgrazie” che gli capitano, e quindi, con buona fantasia, creare una serie di situazioni sempre più “pericolose” e di “conflitto”, andando a sfociare, addirittura, in momenti puramente d'azione.
Alessandro Roja, l'attore protagonista, è stato in grado, con maestria e talento, di mettere in scena un personaggio all'inizio odioso e narcisista, che dopo l'enorme serie di “disgrazie”, che è costretto a vivere all'interno di quell'incubo, si trasforma in una persona più umana e sensibile disposta a tutto per risolvere, da solo, la situazione e cercare di salvare chi gli sta vicino.
All'inizio siamo quasi contenti di vedere quel personaggio così odioso in un contesto pericoloso e spaventoso, ma durante il film la situazione cambia e così ci cambia lo stato d'animo, vogliamo uscire da quell'ascensore insieme al protagonista.
Sin dall'inizio volevo che questo horror non fosse il classico film splatter “di nicchia”, e quindi era importante dare molto rilievo al lato psicologico della storia. Mi affascinava pensare che il protagonista del film, per tutta la storia, fosse impotente a ciò che capitava a pochi metri da lui. Cercare di fare qualsiasi cosa per provare ad aiutare i propri colleghi, o i propri cari, fuori dall'ascensore per poi fallire miseramente è la dinamica che più mi sono divertito a mettere in scena. Il protagonista è un uomo comune in una situazione molto “singolare”, non il classico eroe in uniforme che salva la giornata. Ovviamente non mancano scene d'azione che vanno a sottolineare il “genere puro”. Infatti il film vuole essere una disturbante e divertente corsa sulle montagne russe...ovvero sul sistema nervoso del protagonista, che di scena in scena viene messo sempre più a dura prova.
Daniele Misischia