Note di regia di "Figli di Abramo"
L’idea del film nasce da due desideri. Il primo è quello di scoprire se, oltre alle notizie di cronaca che sentiamo tutti i giorni sul tema delle migrazioni, esiste una immigrazione più ordinaria che chiunque di noi incontra quando esce di casa, ma che spesso non ha voce. Il secondo è quello di osservare da vicino le comunità religiose, sia quelle da sempre presenti nel nostro paese sia quelle nate negli ultimi anni, ponendo l’attenzione su come a loro volta si occupano del tema delle migrazioni. L’obiettivo è così diventato quello di ritrarre i protagonisti in luoghi familiari a loro stessi cercando di far emergere in modo spontaneo le loro emozioni, sensazioni a partire dai loro racconti. La distanza della macchina da presa varia a seconda che si tratti di un momento confidenziale come quello dell’intervista, o intimo e personale come quello dei luoghi di preghiera. Il montaggio vuole sgretolare i confini formali delle comunità per ofrire un racconto comune pronunciato da una sole voce.
Simone Pizzi