LOCARNO 71 - MENOCCHIO di Alberto Fasulo
Erano parecchi anni che un film italiano non riusciva ad entrare nella selezione, e questo é già un primo risultato importante per la nostra Italia.
La pellicola è ambientata nell'Italia di fine 1500, in piena controriforma, dove imperversa il potere ed il ruolo repressivo della
Santa Inquisizione. Quadro storico sapientemente ricostruito dal regista dove si accentua lo scontro aperto tra il potere centrale della Chiesa di Roma e i poteri locali delle cosiddette periferie. È in gioco il controllo delle coscienze e delle anime, ancor prima che dei corpi. Niente, assolutamente niente deve sfuggire all'orecchio e all'occhio del Santo Uffizio dell'Inquisizione, nemmeno le "eresie" (ma lo erano?) pronunciate da Domenico Scandella (soprannominato
Menocchio), un mugnaio di un paesino sperduto nel nord del Friuli, ai piedi di una montagna chiamata -ironia della sorte- monte Spia.
Ascoltare, spiare (appunto) e denunciare il prossimo diventano purtroppo pratiche obbligatorie, che portano alla scomunica, al carcere o addirittura al rogo. Menocchio, pieno di quel sano "umanesimo" ed amore verso il prossimo, decide di ribellarsi agli abusi, alle tasse da pagare e alle ingiustizie. Ricercato per eresia avrà il coraggio di affrontare il processo senza fuggire o patteggiare. Sarà quindi arrestato, torturato, processato e condannato all'ergastolo per aver pensato e detto, fra le altre cose: "
è più grande precetto amare il prossimo che amare Iddio". Ci ricorda una frase del film "
Centochiodi", del nostro maestro appena scomparso
Ermanno Olmi, "Tutti i libri del mondo non valgono un caffè con un amico".
Menocchio attraverserà il processo senza tradire nessuno, sopravviverà a due anni di carcere e ne uscirà gravemente malato. Poi guarirà, lavorerà, lotterà, amerà, soffrirà, vivrà... fino a che non sarà il papa in persona, Clemente VIII, ad ordinarne il secondo arresto e quindi la barbara esecuzione. Attraverso la vicenda reale di Menocchio, il film ci porta a riflettere sull’importanza, allora come oggi, della forza delle proprie convinzioni contro ogni difficoltà. Il regista è bravissimo nel gioco di luci e nei primi piani dei volti dei protagonisti, scavati dalle fatiche quotidiane e dall'arroganza del potere. Affreschi in immagini, dove il silenzio diventa descrittivo, assordante, ed al tempo stesso emozionante.
Dichiara il regista "
Fin dall'inizio ho sentito la necessità di confrontarmi con questo personaggio, riconoscendo in Menocchio un'evidente statura morale... volevo anche comprimere i 500 anni di differenza e far capire allo spettatore odierno la prossimità dei personaggi e quindi della storia. È banale dire che oggi la storia di questo mugnaio ci riguarda, forse è ancora più importante far percepire il processo psichico di Menocchio, che lo ha portato proprio contro se stesso".
04/08/2018, 14:11
Luca Corbellini