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PERSONE FANTASTICHE E DOVE TROVARLE


Niccolò Di Vito e Matteo Gazzari ci portano alla scoperta di Fontem in Camerun e dei suoi straordinari abitanti.


PERSONE FANTASTICHE E DOVE TROVARLE
Persone Fantastiche e Dove Trovarle
Il documentario "Persone Fantastiche e Dove Trovarle" è un affascinante viaggio nella natura verdeggiante e incontaminata della foresta pluviale camerunese. Qui i due registi, Niccolò Di Vito e Matteo Gazzari, ci portano alla scoperta di Fontem, un villaggio solitario lontano decine di kilometri da altri insediamenti più popolati e maggiormente strutturati.

Il primo aspetto che viene messo in evidenza è la contrapposizione tra i due volti coesistenti del Camerun: da una parte abbiamo Douala, la grande città dai tratti sempre più occidentali sia nelle abitudini che nelle merci fruibili; dall’altra abbiamo Fontem, la piccola cittadina immersa nella natura che si distingue per un tipo di esistenza ancora estremamente rurale e umile. Questa piccola realtà, sebbene anch’essa sia andata incontro a certe forme di modernizzazione e semplificazione della vita (come ad esempio la diffusione dei telefoni cellulari), è vittima di gravi problematiche sanitarie e di una carenza di strutture per l’educazione e la formazione. È qui che entra in gioco il Movimento dei Focolari, un movimento laico nato nella Chiesa cattolica. Quest’associazione (insieme a Fondazione il Cuore si scioglie onlus) ha svolto un ruolo cruciale nel sostegno alla comunità locale ed è proprio attraverso l’esperienza di alcuni suoi membri che il documentario dipinge la cultura e l’essenza di questa terra. Le loro parole permettono inoltre di ricostruire gli importanti cambiamenti a cui la cittadina è andata incontro nel corso degli ultimi decenni.

Dalla pellicola emerge con forza il contrasto, sotto molteplici aspetti, tra il modello di vita europeo e quello di Fontem: il ruolo della religione, la concezione del tempo, le modalità di interazione tra le persone. Tutto risulta meno artefatto, più semplice, sincero, intenso. Ma ciò a cui il documentario vuole indurci non sembra essere l’elaborazione una sentenza di superiorità di un modello sull’altro, ma l’adozione un approccio interessato e riflessivo, volto a scorgere la bellezza che si nasconde dietro l’apparente miseria e l’infelicità dietro l’opulenza materiale.
La sfida è quindi sostenere queste comunità dal punto di vista sanitario e scolastico senza però intaccarne l’essenza più profonda. Forzarli ad una occidentalizzazione dei costumi li potrebbe portare a perdere quella genuina felicità e incondizionata speranza di cui siamo privi nel nostro mondo.

Le immagini su cui lo spettatore pone lo sguardo sono fortemente suggestive e i due registi sono riusciti a dar vita ad interviste spontanee, autentiche e talvolta toccanti. A questo si aggiunge il ruolo fondamentale svolto dalla voce narrante, il cui sguardo si evolve durante la riproduzione e accompagna il nostro guidandolo. il documentario immerge così il pubblico in questa realtà, riuscendo a far provare almeno in parte le emozioni che hanno vissuto tutte quelle persone che, in un modo o nell’altro, sono entrate in contatto con Fontem e con la sua gente.


"Gabriele Nunziati"

16/08/2018, 13:56