Note di regia di"Aspettando la Bardot"
Sono artisticamente attratto da narrative parallele che si intrecciano tra loro, e uso questo metodo per descrivere le diverse situazioni con un tocco di ironia. Adoro raccontare esperienze che riguardano la vita di tutti i giorni; infatti, nella loro diversa espressione e reazioni personali che provocano in ogni individuo, costituiscono storie uniche. I personaggi sono persone comuni a cui capita di innamorarsi, soffrire, tradire, ridere di se stessi e seguire un sogno importante che è diverso per ognuno di loro. Lo stile narrativo che prediligo è di inserire questi elementi in un piccolo intervallo, giustapponendo emozioni ed eventi così intensi da poter cambiare radicalmente i loro destini. Alcuni giorni descrivono meglio di altri l’inizio e la fine di un viaggio; la capacità è quella di distinguerli e di coglierne l’importanza e l’influenza che esercitano sull’intera esistenza. Il teatro è visto come una metafora, come pretesto per narrare le vicissitudini di uomini e donne che sono presi tra successo e fallimento, paura e speranza, amore e odio.
È qui che nasce l’idea “Aspettando la Bardot”, una commedia brillante / sentimentale che ruota attorno all’attesa di un segno che possa “illuminare il sentiero.
Il film ha una trama narrativa che si sviluppa su un periodo di 24 ore, in cui i personaggi si confrontano con se stessi, in una successione di eventi. Questi eventi cattureranno il pubblico e lo faranno affezionare alle vicende dei personaggi. La regia è molto veloce, con tagli frequenti, fotocamera a mano e primi piani, specialmente durante le scene corali, per sottolineare come la personalità individuale viene persa o camuffata all’interno di situazioni caotiche e spensierate. Per esempio, le scene girate all’interno del bar hanno bisogno di una regia costruita sugli sguardi e i profili a contrasto di ogni singolo individuo, in un’atmosfera di divertimento ed eccitazione, sottolineata da musica da discoteca.
La realtà interiore individuale in ogni scena a due richiede inquadrature lunghe e dolly, così da non perdere nulla dell’azione che si svolge davanti alla macchina da presa. Una musica di sottofondo più morbida crea un’atmosfera intensa. A questo proposito la mia ispirazione è il film di Paolo Virzì Ovosodo, dove la progressiva crescita fisica e personale del protagonista è contrassegnata da una forte azione, ma anche da opportunità di riflessione e consapevolezza della propria personalità. In “Aspettando la Bardot” tutto questo accade in un solo giorno e una sola notte, in un momento della vita in cui una singola scelta decide il proprio destino.
Marco Cervelli