FESTA DI ROMA 13 - "FLAVIOH", l'insuperabile Flavio Bucci
È una fotografia autentica - senza filtri - come si direbbe oggi, quella che emerge dal documentario tributo a
Flavio Bucci, interprete e doppiatore tra i piu' acclamati del teatro e cinema italiano. Un lungometraggio ben fatto, firmato da
Riccardo Zinna e prodotto dallo stesso con Marco Caldoro che svela il personaggio tra irruenza e tenerezza. Un brutto carattere, un temperamento incontenibile, una simpatia da vendere, vizi tanti, troppi e una vita nel bene e nel male straordinaria. La testimonianza di Bucci stesso, a bordo del camper che lo porta in giro per l’Europa durante le riprese; dei suoi tre figli; delle sue mogli e compagne; di registi e attori e pure della mamma novantenne, non lo risparmiano né lo salvano dalla sua indole e lui è il primo a non farlo, senza mea culpa, senza rimpianti, senza ipocrisia.
“
Il mio viaggio l’ho compiuto" - dice l’attore - "
e sono un uomo realizzato"”, nonostante tutto. Un on the road di ricordi che ripercorre le tappe fondamentali della sua carriera e della sua vita da Torino, sede del teatro Maffe ‘ e della Rivista che Bucci frequentò da furin fino ad Amsterdam tra un’intervista e l’altra e al breve impegno politico . Non è facile parlare di qualcuno che è in vita, di uno come lui, senza peli sulla lingua, uno che ha lasciato il posto a chi valeva meno, uno che si è perso e ha perso anche tanto, tra dipendenze, alcool e droga, facendosi tuttavia amare lo stesso, almeno un po’. Questi aspetti emergono in maniera naturale, nelle conversazioni, nei ricordi, nei momenti di pausa che fanno comunque parte delle riprese e del viaggio perché tutto è un aneddoto dentro il set, un po’ come lo è stata la sua vita. Bucci non fa il divo, non si prende sul serio fino in fondo, risponde alle domande con ironia, questa volta non vuole il ruolo da protagonista forse . Eppure il risultato è godibile ed efficace e non faticherà a richiamare applausi. Dopo tutto di
Flavio Bucci ce ne è uno solo.
20/10/2018, 15:26
Miriam Monteleone