TRIESTE SCIENCE+FICTION FESTIVAL 18 - LA VOCE DEL LUPO
C'è stato un tempo in cui siamo stati maestri del genere. Dal peplum allo sci-fi, dal western al poliziesco, nulla era impossibile per quella squadra di infaticabili artigiani. Perchè alla povertà di mezzi si rispondeva con incredibili trucchi di scena, e con storie che trasudavano semplice e sincera passione per il racconto da ogni sequenza. C'è stato un tempo dunque. Ma ormai quel tempo è distante.
In Italia sono sempre più rari i casi di cinema di genere, e se l'industria non sembra sentirne la mancanza, a provare a darvi ancora una vita sono gli indipendenti. E' il caso di Alberto Gelpi, autore de "
La voce del lupo", presentato in anteprima assoluta al "Trieste Science+Fiction Festival".
Nel giro di pochi giorni, il bosco alle porte di un paese si trasforma nel macabro teatro di brutali uccisioni. I corpi delle vittime presentano tutti gli stessi segni, e la mano sembra essere quella di una grossa bestia. Nico, un giovane poliziotto da poco rientrato da quelle parti inizia ad indagare, ma le tracce sembrano portare proprio verso casa sua.
Per spiazzare lo spettatore e costruire un impianto narrativo assai variegato, Gelpi mescola il mistery al thriller, la love story all'azione, fino al giallo dai toni ambientalisti. C'è tanto insomma, forse troppo, con il danno di arrivare a perdere forza nel racconto, a favore di trovate piuttosto didascaliche e personaggi poco sfaccettati. E' insomma questa scelta bulimica di generi il vero punto debole de "La voce del lupo", un'opera che nel suo complesso resta comunque tanto cinefila quanto coraggiosa.
02/11/2018, 10:22
Antonio Capellupo