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LUCCA COMICS & GAMES 2018 - Fabio Guaglione scrittore


Intervista al regista di "Mine" e autore di "Ride", che esordisce nella narrativa di genere con "La Fondazione Immaginaria".


LUCCA COMICS & GAMES 2018 - Fabio Guaglione scrittore
Il regista e scrittore Fabio Guaglione
Prima con "Mine", diretto assieme a Fabio Resinaro, e poi con "Ride", scritto e prodotto per Jacopo Rondinelli, Fabio Guaglione ha rapidamente mostrato di appartenere ad una nuova generazione di autori che non ha paura di lanciarsi in avventure produttive inedite e innovative, che rappresentano una vera boccata d'aria nuova per il nostro cinema. In occasione dell'edizione 2018 del Lucca Comics & Games, Guaglione ha presentato "La Fondazione Immaginaria", non un film ma un romanzo, il primo di una trilogia, edito Mondadori e realizzato assieme a Maurizio Temporin, che va a fondere fantasy e sci-fi. Lo abbiamo intervistato per provare ad entrare "nella mente dello scrittore".

Fin dal suo titolo "La Fondazione Immaginaria" dichiara il suo intento, esplorare ciò che si cela dietro all'immaginazione...
L'assunto di base è che tutto quello che immaginiamo, a seconda di quante persone se lo stanno immaginando contemporaneamente, e di che tipo di emozione stanno investendo immaginandolo, alzano o abbassano le possibilità che quella cosa possa verificarsi nella realtà. Da secoli c'è un'agenzia segreta, la FI appunto, che si occupa di vigilare sulla compenetrazione tra l'immaginario collettivo e la realtà. Quindi se domani esce un bestseller con protagonista un serial killer che a Boston uccide una serie di ragazze, ed è scritto in modo così incredibile che milioni di lettori si immaginano e temono lo stesso personaggio, è molto probabile che a Boston inizino ad uccidere qualcuno. Questo è un caso semplice, ma lo è meno se si parla di invasioni aliene o zombie. Quindi a loro il compito di supervisionare tutti questi fenomeni ed eventualmente intervenire.

A chi avete affidato il punto di vista principale di una storia così complessa?
Il nostro protagonista è Leonard, un ragazzo che vorrebbe fare lo scrittore ma non lo fa perchè ha un trauma connesso proprio alla sua fantasia. Ha molta paura ad immaginare ancora, ma dimostra un talento innato non solo nell'immaginare le cose, quanto nel farle immaginare. Non è un semplice scrittore, è uno che ha una visione, un immaginatore, e nella storia casi come il suo vengono definiti "Bambini Imago". Sono ragazzi speciali, hanno il quoziente immaginativo più alto degli altri, così lui viene arruolato tra loro apparentemente per questo dono, anche se dietro si sviluppa un'altra sottotrama.

Le nuove generazioni sono venute su guardando tante serie tv, leggendo fumetti e giocando ai videogames.Riuscire a sorprenderle e a toccare loro le giuste corde è una sfida ancora più ardua, non credi?
Diciamo che abbiamo cercato di usare questo come arma a vantaggio del libro. Proprio come in "Ready Player One", ci siamo inventati delle regole per cui poichè tutte le cose immaginate hanno un grado di possibilità di diventare reali, soprattutto quelle frutto di un immaginario collettivo, abbiamo utilizzato luoghi e personaggi della nostra immaginazione, mescolandoli con personaggi reali. E' un "Ready Player One" della letteratura, dove magari un insegnante della scuola è un famoso scrittore della letteratura inglese. Abbiamo dato nuove funzioni a personaggi che conosci, ma che non hai mai visto agire al di fuori del loro contesto.

In termini di scrittura, dall'high concept in stile "Mine" ad una saga di romanzi ci passa un mondo. Come si riesce a rimbalzare tra forme così differenti?
Cercando di non anteporsi al medium. E' importante quando racconti una storia per un determinato mezzo capire qual'è la forma giusta per quel mezzo. Penso ad esempio alla trasposizione di "Sin City", forse la più pedissequa di tutte. Se sfoglio il fumetto mi trovo davanti ad un grande hard boiled, ma ricalcarne digitalmente i colori e le inquadrature, per di più ignorando che il cinema ha tempi diversi, ha dato vita ad un Frankenstein che risulta essere una delle cose meno fedeli che abbia mai visto.

Quanto c'è nel romanzo del Guaglione cinefilo?
Ovviamente tanto, e pur trattando temi come la responsabilità di immaginare, il romanzo ha un impianto molto pop. Inevitabilmente mi rifaccio all'immaginario del cinema di Spielberg. E non intendo "spielberghiano" solo nell'accezione di qualcosa che fa sognare, ma di quel preciso modo di raccontare e creare mondi, che nel tempo è stato poi ampiamente teorizzato.

Hai realizzato il romanzo assieme a Maurizio Temporin, scrittore e grandissimo illustratore. Come è nata la collaborazione?
Con Maurizio ci conosciamo da tantissimi anni, e questo è un soggetto che incontrava il gusto di entrambi. Ed è incredibile, perchè è il collasso di due mondi totalmente diversi, che vanno dalla visionarietà barocca e sproporzionata allaGilliam, ad un approccio realistico a cose impossibili tipo Nolan. Unendo queste due cose ti ritrovi davanti a scene tipo l'incursione della SWAT nel perimetro della casa della strega di Hansel e Gretel che si è costruita un'esercito di golem di marzapane. La strega ha infranto un patto che era stato firmato con la Fondazione Immaginaria, che dopo una lunga negoziazione l'aveva nominata dirigente marketing di un'azienda dolciaria, ma lei quel vizietto di mangiarsi i bambini proprio non riusciva a toglierselo. Il punto è che tu non puoi ucciderla, perchè non puoi uccidere l'immaginazione. Si può neutralizzarla, imprigionarla, ma non uccidere la fantasia. Per lo meno in questo primo volume...

03/11/2018, 20:27

Antonio Capellupo