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TFF36 - I NOMI DEL SIGNOR SULCIC, un film
sulla memoria personale e collettiva


TFF36 - I NOMI DEL SIGNOR SULCIC, un film sulla memoria personale e collettiva
Una scena di "I Nomi del Signor Sulcic"
Presentato nella sezione Festa del Mobile della 36.ma edizione del Torino FIlm Festival l’ultimo lavoro di Elisabetta Sgarbi, “I Nomi del Signor Sulcic”.

Una ricercatrice dell'università di Ferrara va a Trieste per trovare notizie su una donna seppellita nel cimitero ebraico. Da qui comincia la ricerca tra Italia e Slovenia, attraverso personaggi che, poco per volta, realizzano il quadro tra realtà e finzione mescolandosi uniformemente nella storia. Il racconto è il tenace tentativo di ricostruzione storica con l’intento di scoprire verità nascoste, non rivelate o addirittura sepolte dalla vergogna nell’animo umano. Irena Ruppel, l’artefice di questa articolata ma fortemente voluta rivelazione, scopre cose inaudite della propria sua vita quando, in compagnia della sua amica Ivana, arriva in una valle remota nel Delta del fiume Po dove ha inizio questo viaggio misterioso, con il chiaro obbiettivo di ricomporre le origini della sua famiglia. E si direbbe che sappia molte cose di Gabriele, il valligiano che la accoglie, il quale, a sua volta, rimane incuriosito e confuso da questa affascinante donna slovena che entra prepotentemente nella sua vita. Irena sembra non parlare e comprendere l’italiano, invece capisce benissimo tutto quello che sta accadendo e gestisce sapientemente queste delicate e difficili emozioni che stanno per cambiare le vite di tutte le persone coinvolte in questo passato non chiaro.

Una commovente incursione storica nella propria memoria personale ed in quella collettiva, tra spie naziste, fascisti, milizie di Tito, identità vere e false, padri e figli, veri o presunti tali. Commenta la regista “Portami via la memoria e non sarò mai vecchio” è la frase che chiude il film, il verso di un poeta ferrarese che mio padre amava molto e che ho voluto inserire nel film. Perché è sì un film sulla memoria, sul passato che si riaffaccia, su fantasmi – molto poco immateriali – che sorprendono il presente di un uomo che vive, ignaro, la sua vita normalmente. Ma è anche un film che celebra la sfrontatezza del vivere, di potere dire di no al cumulo del passato e della storia. A volte, un gesto liberatorio è un gesto di libertà".

25/11/2018, 11:52

Luca Corbellini