PANTARENO - In viaggio lungo il Reno
Con
Pantareno, diretto da
Ettore Camerlenghi e Alexis Ftakas, ci proiettiamo in un viaggio che, seguendo il corso del Reno, ci porta da Basilea fino a Rotterdam sopra un piccolo gommone. Ed è così che l’adrenalico eccitamento dato dal rischio e dall’incertezza si incontra con lo spirito di avventura di Ettore e dei suoi amici Alexis, Luca e Carlo. Lo stesso spirito che aveva spinto nel lontano 1958 il nonno di Ettore a tentare e riuscire in quella stessa impresa, acquisendo agli occhi del nipote e di tutta la famiglia una sorta di aurea mitica.
Ettore, la voce narrante, ci accompagna durante tutto il percorso intrecciando le emozioni del proprio vissuto con quelle che molti anni prima hanno attraversato l’animo del nonno. Questo viaggio rappresenta un punto di incontro tra uomini di differenti generazioni uniti da un legame di sangue e da un ancora più forte legame spirituale. Su quel fiume, infatti, riemergono le emozioni e le memorie che hanno intessuto il rapporto speciale fra i due e che, in un certo senso, hanno reso Ettore l’uomo che è adesso.
Oltre a questi tratti strettamente e dolcemente personali, si avvicendano sullo schermo le storie di molte altre vite in cui i quattro amici si imbattono man mano che procedono nella loro impresa. Per ciascuna delle persone che incontrano sulle sponde del fiume, il Reno possiede un valore profondo e intimamente connesso con la loro storia, è un qualcosa di più di un mero paesaggio che fa da sfondo alle loro giornate. Quel fiume è una parte della loro vita e della loro identità.
Il viaggio anche in questo caso, come spesso accade, non è il semplice racconto di un’avventura ma assume un valore più fortemente simbolico. Il titolo Pantareno si ispira al concetto eracliteo del Panta Rei, ovvero all’idea che tutto scorre, tutto è mutamento e niente è come era nell’istante precedente. Lo stesso vale per i protagonisti di questa avventura che, mossi dal desiderio di commemorare la memoria del nonno, hanno dato vita a un’impresa che è simile nelle modalità a quella del ’58, ma profondamente diversa nelle ragioni che l’hanno animata.
Gli stessi Ettore, Alexis, Luca e Carlo al termine del tragitto che da Basilea li ha portati a Rotterdam non sono più gli stessi. Hanno infatti percorso un viaggio introspettivo che ha dato loro l’opportunità di riflettere sul significato dell’esperienza intrapresa e di confrontarsi col vissuto di molti altri individui, giungendo alla meta con una maggiore e nuova consapevolezza di se stessi e del mondo circostante.
19/02/2019, 09:19
Gabriele Nunziati