Note di regia di "Bentornato Presidente"
La sceneggiatura di Fabio Bonifacci ci ha dato l’occasione di riabbracciare un tema a noi molto caro, che in passato ci ha regalato grandi soddisfazioni sia in tv che sul web, e che da sempre siamo convinti possa funzionare anche al cinema: la satira. Il pitch della storia (Peppino Garibaldi torna e diventa Presidente del Consiglio per riconquistare la donna amata) ci ha messo davanti ad una doppia sfida: da un lato la responsabilità di realizzare il sequel di uno dei più grandi successi cinematografici degli ultimi anni; dall'altro la possibilità di esplorare, attraverso un soggetto dal fortissimo potenziale commerciale, l'attualità sociale e politica italiana. Non è stato facile. Grazie alla perseveranza del nostro produttore Nicola Giuliano e alla benedizione di Riccardo Milani abbiamo trovato il coraggio necessario ad affrontare un progetto del quale non eravamo sicuri di essere all'altezza. Ma è stata la conoscenza di Claudio Bisio a spazzare via definitivamente ogni nostro timore e spingerci a maneggiare con maggior sicurezza l'eredità del film di Milani. Con Claudio il feeling è stato immediato, s'è creato subito quel clima di complicità da ultimo banco di scuola. Senza che ce lo dicessimo mai esplicitamente, sapevamo che stavamo inseguendo un obiettivo comune: far ridere e regalare al pubblico uno spunto di riflessione. Lo stesso è avvenuto con il resto del cast. Sarah Felberbaum in primis. Anche lei – come noi – si è ritrovata a maneggiare un'eredità importante (il ruolo di Janis, interpretato nel primo film da Kasia Smutniak), ed è riuscita a gestirlo con grande professionalità e ironia. E poi... Pietro Sermonti, Paolo Calabresi, Gugliemo Poggi. In questo film interpretano personaggi totalmente inediti e sono riusciti a restituire al proprio ruolo la dignità della maschera: esilarante, buffonesca ma al tempo stesso ammantata di struggente umanità. Il risultato è un 'sequel-non-sequel', che eredita personaggi, ambientazioni e temi da Benvenuto Presidente!, ma che da esso si distacca per toni, messa in scena e, ovviamente, scenari politici. Ciò che abbiamo cercato di ricreare non è né un atto di denuncia né una rappresentazione grottesca della politica italiana, ma una sua reinterpretazione in chiave leggera, comica, e comunque sempre verosimile. Allo stesso modo abbiamo lavorato alla messa in scena del contraltare della politica, il suo pubblico: l'elettorato, il popolo... noi. Cittadini sempre più confusi, sempre più affogati nel costante rigurgito di (dis)informazioni prodotte da tv e social network. Ci piace pensare che nei personaggi di Bentornato Presidente, anche in quelli annidati nei margini più estremi del fotogramma, ognuno di noi riesca a vedere se stesso, i propri difetti, le proprie idiosincrasie... e, riconoscendosi, possa riderne.
Giancarlo Fontana, Giuseppe G. Stasi