TERRITORI VIVENTI - Realizzati quattro cortometraggi
Si è chiuso giovedì 28 marzo, con la proiezione di quatto corti realizzati dai giovani aspiranti registi, il corso di cinema documentario “Territori Viventi”. Un progetto realizzato dalla società di produzione Mommotty, con il sostegni di Sardegna Film Commission, Mibac e Siae, nell’ambito del programma S’illumina, che, come spiega il direttore del corso, il regista Daniele Maggioni - “è nato con l’intento di formare un nucleo di giovani filmmaker a una specifica tipologia di attività cinematografica: quella della documentazione territoriale”. “Partendo da un’impostazione antropologica e etnografica” dice Maggioni, “il percorso formativo ha gettato le basi per fare arrivare i giovani registi a una nuova visione, contemporanea e creativa, del documentario, a partire dalla loro autenticità. Visti i risultati, siamo molto soddisfatti”.
Il prodotto finale del Corso sono quattro produzioni cinematografiche, a carattere antropologico, realizzate attuando le linee guida apprese durante le lezioni teorico-pratiche di questi mesi: dalla scoperta dell’evoluzione del “metodo documentario” e delle sue trasformazioni fino all’acquisizione delle metodologie di ricerca sul campo, della progettazione documentaria, la ripresa e il montaggio.
Le quattro opere finali sono: Imbustai Bentu (letteralmente mettere il vento in busta, ossia provare a catturarlo) di Enrico Madau e Alessandra Manca; Ausonia, di Giulia Cambia ed Elisa Meloni; Sono schizzato, di Carlo Licheri con il contributo di Elisa Meloni, Roberto Cabras e Alessandra Manca; Le tessere perdute di Simone Paderi.
Imbustai Bentu, spiegano gli autori, è un film di osservazione delle città ventose, nello specifico di Cagliari; il suono si fa sospiro, che sussurra suggestioni in bianco e nero. Ausonia invece è un film giocato sulla memoria perduta di un quartiere cagliaritano, Ausonia appunto, nato nella zona compresa tra il Poetto e il Quartiere del Sole e poi dimenticato. Dopo la distruzione di gran parte della città a causa dei bombardamenti del 1943 e la fine della seconda guerra mondiale, migliaia di sfollati rientrarono a Cagliari, trovando però gran parte delle loro case inagibili se non completamente distrutte. Alcuni cercarono riparo nelle abitazioni abbandonate dell’ippodromo del Poetto, fino a poco tempo prima occupate dell’esercito italo-tedesco e abbandonate dopo la ritirata nazi-fascista, dando così vita al quartiere, oggi inesistente. Sono schizzato è invece un film intimo e delicato, che affronta con coraggio il tema dell’infanzia e del bullismo, tra Ollolai e Nuoro, in un racconto in presa diretta dove il protagonista confessa il proprio malessere esistenziale e lo esorcizza attraverso una nuova consapevolezza. Le tessere perdute di Simone Paderi racconta infine la ricerca incompiuta del passato, compiuta attraverso la testimonianza di una donna simbolo della memoria familiare ritrovata: una madre.
Molti gli insegnanti d’eccellenza: Martina Parenti e Massimo D’Anolfi (autori di Materia oscura, documentario del 2013 sugli esperimenti missilistici del poligono del Salto di Quirra), Giovanni Columbu (autore di Surbiles festival di Locarno 2017), Dario Zonta (critico cinematografico e producer creativo per i film Fuocoammare di Gianfranco Rosi) fino ad Alessandro Stellino, già direttore del Festival IsReal.
Entusiasta dei lavori la Giuria, composta da Federica Ortu, Matteo Incollu e Maria Grazia Perria. “Queste opere, con stili diversi, mettono in scena la nudità dei ricordi e delle emozioni, l’autenticità della relazione più intima. Il livello di esposizione è coraggioso” conclude Nevina Satta, direttrice della Fondazione Sardegna Film Commission. Le opere verranno proiettate durante i lavori didattici del Festival IsrReal 2019 – dal 7 al 12 maggio all’Auditorium Lilliu di Nuoro.
29/03/2019, 16:54