ASTRADOC - Il 17 aprile appuntamento con "Funeralopolis
- A Suburban Portrait" e "Friedkin Uncut"
“Funeralopolis – A Suburban Portrait” di Alessandro Redaelli, presentato al Biografilm Festival di Bologna nel 2017 e selezionato, tra gli altri, anche a Dok Leipzig di Lipsia, ci porta tra Bresso, Sesto San Giovanni e Milano, nelle vite di Vash e Felce, che insieme fanno musica, si fanno di eroina e condividono tutto. La loro realtà è a volte brutale, spesso comica, tragica e romantica. Vash e Felce sono cresciuti a Bresso, tra il campetto da calcio, i murales, le risse e i litigi, le case popolari e gli appartamenti occupati.
Si sono incontrati grazie al rap, ai graffiti e la comune passione per l’esoterismo e le droghe e sono diventati amici nonostante due percorsi di vita molto diversi. Registrano canzoni, fanno concerti, passano il tempo, tra lavoretti saltuari e spaccio. Funeralopolis non parla di eroina. Non è un’indagine sugli effetti della dipendenza. Non vuole spiegare, né giustificare, né esaltare lo stile di vita dei suoi protagonisti. È, fondamentalmente, un film su due amici in cerca del senso della vita, in attesa della morte. Persi in un eterno girovagare in una città che sembra un deserto, parlando di sesso e religione, esagerando con la droga, cantando il degrado e la violenza e danzando tra le tombe di un cimitero.
“Friedkin Uncut” è stato presentato nella sezione Venezia Classici alla 75esima edizione della Mostra del Cinema ed ha ottenuto una candidatura a David di Donatello Una visione introspettiva nella vita e nel percorso artistico di William Friedkin, regista straordinario e anticonformista di film di culto come Il braccio violento della legge, L’esorcista, Sorcerer, Cruising e Vivere e morire a Los Angeles.
Per la prima volta il controverso regista si mette in gioco intimamente e decide di guidare il pubblico in un affascinante viaggio attraverso i temi e le storie che maggiormente hanno influenzato la sua vita e il suo percorso artistico.
Il titolo del documentario riflette al tempo stesso la sua schiettezza e l’eccentricità, elementi che hanno contribuito nel tempo a caratterizzarne l’eccezionale abilità di storyteller.
Ma Friedkin non è solo in questa lunga e appassionata narrazione. Un cast ‘stellare’ di amici e collaboratori ha deciso di partecipare a questo film che da semplice omaggio si trasforma con il passare dei minuti in una vera e proprio saggio in cui grandi registi, straordinari attori e perfino celebrati direttori d’orchestra si uniscono a Friedkin per riflettere sul significato di essere artisti e sulla bellezza del mettersi in discussione in nome di una chiamata artistica vissuta nella dimensione autentica di un lavoro. Un lavoro da eseguire al meglio del proprio talento.
14/04/2019, 10:11
Cristina Loria