PRIMULA ROSSA - Fiction e documentario, cronaca e denuncia
In un’atmosfera tesa e a tratti angosciante si dispiega la storia dell’ex-terrorista dei Nuclei Armati Proletari Ezio Rossi, raccontata in
Primula Rossa del regista
Franco Jannuzzi. Il film si serve delle vicende legate a Rossi per trattare il tema degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (istituzioni subentrate ai Manicomi Criminali) e di nuove possibili istituti in grado di accogliere questi fragili individui senza privarli della loro dignità.
Primula rossa intreccia la fiction, ovvero la parte recitata che costituisce il filone narrativo principale, con il documentario, attraverso l’inserimento delle testimonianze dei lavoratori e dei detenuti degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari (OPG). Queste testimonianze descrivono una realtà, quella degli OPG e del trattamento dei malati psichiatrici, che dimostra di essere complessa e vittima di profonde carenze, aspetti questi che vengono accentuati dal caos che la chiusura degli Ospedali Psichiatrici e la transizione verso nuove forme di istituzioni totali hanno creato. La natura tragica di queste strutture viene mostrata in tutta la sua drammaticità dai fotogrammi che il regista ha inserito volutamente nell’incipit per suscitare negli spettatori un impatto emotivo estremamente forte. Le immagini sono una triste finestra sulla disumanità nauseante che costituiva le fondamenta degli OPG e che caratterizzava le condizioni di vita dei malati psichiatrici.
Primula rossa, però, non si limita alla dolorosa cronaca di esistenze delicate costrette a subire situazioni indegne, né alla denuncia di istituzioni che, pur mutando forma, non si liberano di un retaggio che vede i malati psichiatrici come esseri viventi non intitolati degli stessi diritti delle “persone normali”. Il film si conclude infatti con un messaggio positivo: altre vie più rispettose del paziente esistono e possono essere intraprese. Le nuove prospettive che la Fondazione di Comunità di Messina e il Progetto Luce e Libertà hanno dato ad Ezio Rossi e a molti altri ex-detenuti psichiatrici ne sono la prova. Con questo lavoro il regista Januzzi riesce quindi non solo a far empatizzare il pubblico con le problematiche vissute dai detenuti di queste strutture, ma anche ad aprire un dibattito sulle nuove e più decorose opzioni percorribili nella cura degli stessi, invitando in questa maniera gli organi competenti a dirigersi verso strade rispettose della dignità umana.
01/06/2019, 10:06
Gabriele Nunziati