VENEZIA 76 - Stefano Sollima e Roberto
Saviano parlano di “ZeroZeroZero”
Una produzione internazionale girata tra Italia, America e Africa che racconta il narcotraffico e la merce che più di tutte riesce a influenzare l’economia mondiale e le vite di tutti: la cocaina.
“Quando si scrivono libri su questo tema le immagini sono dominanti e quindi la traduzione cinematografica o seriale sembra naturale, ha spiegato
Roberto Saviano, l’Aspromonte visto con gli occhi di Sollima è esattamente come lo immaginavo. La serie racconta senza mai spettacolarizzarlo il narcotraffico, questa è una cifra tipica di Stefano. Questa cosa mi ha anche aiutato a vedere come raccontare senza svelare. La cocaina è l’unica materia comparabile a quella del petrolio, non esiste nulla che fa guadagnare di più della cocaina. La facilità con la quale può essere venduta rende la serie un racconto non sul narcotraffico ma sul potere, sull’economia del nostro tempo e su quello che io credo essere il capitalismo contemporaneo”.
“Era interessante affrontare un tema che osserva il narcotraffico da un’angolazione speciale, ha continuato
Stefano Sollima, raccontare il nostro mondo e di come l’economia globale sia colpita dal narcotraffico al punto che, indipendentemente dal fatto che ognuno di noi ne possa fare uso o meno o che sia coinvolto nel traffico, in realtà la nostra vita è influenzata dal traffico di cocaina o dai ricavati enormi che ne derivano. Questa è l’anima del romanzo e il motivo stesso per cui abbiamo deciso di fare la serie”.
Un universo spietato, criminale che mescola alla violenza assoluta il grande trasporto religioso dei boss creando apparentemente una sorta di paradosso:
“La serie si apre con un decalogo su cosa sia la vita dal punto di vista di un uomo d’onore, ha spiegato Saviano, “l’etica” mafiosa coincide in molti punti con il guadagnare quanto più possibile, difendersi, e non fidarsi neanche di se stessi. La coca è regina in assoluto perché la vita è una merda e questa sostanza ti attiva con il mondo. La questione religiosa è preponderante nella serie perché entra in questa logica: qui sulla Terra sei solo per patire, nessuno ti comprende, solo Dio ti comprende, non è così illogica come cosa. Il potere ha molto a che fare con la mistica religiosa, in questo Sollima ha da sempre uno sguardo sulla ritualità, sulla trascendenza che questi personaggi cercano avendo una vita legata solo al profitto. Questi boss vivono come gli ultimi calvinisti del mondo, sono la classe dirigente ultima disposta al sacrificio. Sono esseri sanguinari e immorali ma pongono un concetto chiave: si paga tutto, nessuno boss pensa di essere amato. Il potere lo paghi con la solitudine, con l’odio, con il carcere e con la morte. Questa serie nella trascendenza del racconto religioso vuole mostrare questo”.
06/09/2019, 12:06
Caterina Sabato