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SELFIE DI FAMIGLIA - "Il mio Boyhood al femminile"


Una chiacchierata con Lisa Azuelos e Thaďs Alessandrin, regista e protagonista di “Selfie di famiglia (Mon bebé)”, in sala distribuito da I Wonder Pictures.


SELFIE DI FAMIGLIA -
Una mamma e una figlia. Il cinema tra loro.
Sono trascorsi cinque anni dal successo di “Boyhood” – film evento che ha avuto una lavorazione di 12 anni per poter 'sfruttare' la crescita naturale del suo attore protagonista – e stiamo ora per assistere al risultato di un progetto ancora piů ibrido e totalizzante. Questa volta la protagonista sarŕ una giovane donna.

Antefatto. Lisa Azuelos, č una regista francese classe 1965, Thaďs Alessandrin la sua figlia piů piccola. Tra il 2009 e il 2019 girano tre film insieme, di cui la commedia “LOL”, nel 2009, fu sia l'esordio dell'allora undicenne Thaďs sia il biglietto da visita vincente per la mamma, che grazie al successo di quel film venne chiamata a Hollywood per girarne uno (sfortunato) remake. Nel 2014 fu il momento di “Une rencontre”, seguito ora da “Mon bebé”, uscito nei cinema italiani il 19 settembre con il titolo “Selfie di famiglia” e distribuito da I Wonder Pictures.
Quando l'ultima dei suoi figli, Jade, si appresta a lasciare la casa di famiglia in Francia per proseguire i suoi studi universitari in Canada, la mamma Héloďse si trova improvvisamente ad affrontare lo choc di restare sola, senza piů nessuno da accudire. I ricordi la assalgono, la voglia di crearne di nuovi le fa dimenticare l'importanza di vivere intensamente gli ultimi momenti accanto alla figlia, prediligendo il nascondersi dietro all'obiettivo per essere la regista della loro vita, filmando tutto ciň che č possibile in modo da fermare, almeno sullo schermo, la crescita della giovane.

“Potremmo definirlo un Boyhood al femminile”, ammette la stessa Azuelos, ospite del Biografilm Festival di Bologna in cui il film ha avuto la sua anteprima italiana. Anche “Selfie di famiglia”, infatti, segue come il pluripremiato lavoro di Richard Linklater un personaggio nel corso del tempo, mostrandolo in diverse fasi della sua crescita – da adolescente a giovane adulto, nel film di Linklater – senza dover usare trucchi o effetti speciali.
Le affinitŕ con “Boyhood” sono effettivamente numerose: “Quando l'ho visto al cinema – confessa Azuelos – ho capito che era il tipo di lavoro che avrei voluto fare! Mi sono subito dispiaciuta di non aver filmato Thaďs anno dopo anno durante la sua crescita, ma sono felice di aver potuto realizzare una nostra versione di quel tipo di progetto, anche se molto diversa”.

“C'č molto del rapporto vero tra me e Thaďs in questo film”, racconta Lisa Azuelos. “Quando mi ha annunciato che sarebbe andata in Canada a studiare (č iscritta alla prestigiosa McGill dove studia religione e filosofia, NdI) ho iniziato a filmare con il mio iPhone alcuni momenti privati della nostra famiglia, momenti quotidiani da non dimenticare, cose semplici come i pasti insieme. Passati sei mesi mi sono accorta che avevo voglia di raccontare come si evolve una famiglia nel corso del tempo”.
Un film che parla d'amore, contro ogni cinismo: “La Francia in questo periodo storico preferisce lo scontro, sempre. Sembra esserci una pericolosa attrazione per il conflitto... La famiglia č il primo anello che costituisce la societŕ, una societŕ che ora č cinica e violenta: dentro le mura di casa bisogna alimentare l'amore”.

Azuelos non č un'attrice e anche per questo – oltre alla complessitŕ del ruolo e all'eccessivo coinvolgimento emotivo – a interpretare la 'sua' parte č stata chiamata un'attrice esperta e dal talento consolidato, Sandrine Kiberlain, molto legata alla famiglia Azuelos-Alessandrin: “Conosco da tempo Sandrine, come persona ma anche come artista capace di incarnare personaggi sempre diversi. Si č avvicinata tantissimo a noi due, ci ha osservato molto da vicino mettendo Thaďs a suo agio, dovendo lei recitare la sua storia privata”.
“Mi ha aiutato molto vedere il rapporto che Sandrine ha con sua figlia, le č molto vicina e lei ha all'incirca la mia etŕ”, conferma Alessandrin. “Entrambe abbiamo quindi fatto una proiezione del nostro rapporto madre-figlia sul set, mettendo in scena un amore molto semplice che dŕ conforto”.

Del resto, la giovane attrice č cresciuta sui set della madre, sempre – fino ad ora –immortalata da lei: un cortocircuito tra vita vissuta e realtŕ raccontata che trova la sua sublimazione nel video-diario (vero e fittizio) alla base di “Selfie di famiglia”. “Non so come tutto questo abbia influito sulla mia crescita, per me č stato naturale”, rivela Alessandrin. “Di sicuro sento forte il desiderio di usare il cinema per esprimere le cose che via via imparo e imparerň nella vita. Ho iniziato a prendere coscienza di me sul set, aiutando mia mamma ad aggiustare i dialoghi di noi giovani personaggi, in alcuni casi lasciando spazio all'improvvisazione. Mi ha anche dato una mano il fatto che Victor (Belmondo, nipote del grande Bebel, qui al suo esordio, NdI) assomigli molto a mio fratello, con lui ho ricreato facilmente gran parte del nostro rapporto familiare”.
Dopo un film cosě personale e vissuto con intensitŕ, diventa difficile pensare ad altri progetti: “Lo ammetto”, conclude Azuelos. “Ora come ora č difficile pensare a un altro film. Vorrei vivere per un po' senza lavorare, lascerň che sia la vita ad alimentarmi, a spronarmi verso qualche progetto in particolare...”.

23/09/2019, 10:33

Carlo Griseri